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GALAVERNA Wagdans AMS Records 2022 ITA

Secondo album per i Galaverna, la “creatura” di Valerio Goattin che si ripropone al pubblico con “Wagdans” (La danza del fauno), dopo l’esordio, “Dodsdans” (La danza della morte) del 2015. I Galaverna danno vita ad un progressive-folk che si rifà alle suggestioni nordiche integrate da una buona dose di “italianità” con la strumentazione acustica (flauto, viola, violino) sempre pronta a dialogare con quella elettrica.
“Wagdans” è un concept album basato sulla potenza creatrice e rivitalizzante della natura che fa da contraltare al precedente “Dodsdans” che, invece, descriveva una natura affascinante ma spietata. Non appare certo un caso, dunque, il predominio del colore verde nella copertina dell’album e dello stesso vinile, simbolo per eccellenza della natura, della speranza e della rinascita. Il lavoro è stato quasi completamente concepito durante il periodo del lockdown pandemico dallo stesso Goattin con nuovi collaboratori. Ad affiancare il deus ex machina sono rimasti, dal primo album, Stefano Masotto al basso e Lorenzo Boninsegna alla viola, mentre nuovi sono il chitarrista Davide Corlevich, il violinista Simone Rodriquez, la flautista Chiara Paganini che con Simone Marchioretti, alla batteria completa la line-up.
La prima traccia, “Under the seas” è un delicato brano guidato dal violino e dal flauto, con una splendida melodia che richiama sia i Fairport Convention che le più ispirate performances acustiche della prima PFM. La title track si abbevera al folk nordico con non poche sottigliezze strumentali soprattutto tra flauto e chitarre acustiche. “Ganymede” è appena più “elettrica”, perfino quasi rock con la chitarra di Corlevich ben tenuta a bada, peraltro, dagli archi. In “The loss of the sun” emergono gradevoli echi di west-coast americana mentre in “The darkest reign” la componente etnica, anche arabeggiante, spicca con una certa prepotenza. “Metempsychosis” chiude degnamente l'album in maniera ariosa e raffinata con la componente acustica sempre prevalente, ma con la chitarra di Corlevich preziosa nei suoi interventi.
I “Galaverna” ci regalano un album elegante e ricercato che potrà coinvolgere, in modo trasversale, non solo gli amanti del prog rock tout- court, ma pure gli avvezzi alla buona musica senza vincoli e limitazioni.



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Valentino Butti

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