Home
 
ANIMA MORTE Serpents In the fields of sleep Cadabra Records 2022 SVE

Il nome Anima Morte fa pensare di primo acchito a qualcosa di Death Metal ma nella mente del tastierista Fredrik Klingwall, che nel 2004 mise in piedi il gruppo, non c’era neanche l’ombra di questa possibilità. Alla base di questo progetto c’è invece la volontà di ricreare certe atmosfere tipiche dei film di Dario Argento e di altri horror italiani. Questo molti dei nostri lettori probabilmente lo sanno già perché gli Anima Morte, ormai al loro quarto album in studio dal 2007 (anno dell’esordio “Face the Sea of Darkness”) hanno avuto ampiamente modo di farsi apprezzare per le loro composizioni strumentali cinematografiche e tenebrose.
Il nuovo lavoro vede la defezione del bassista Stefan Granberg sostituito dall’ospite Gustaf Hielm della Mats/Morgan Band. Si conferma invece la presenza degli altri due veterani e cioè di Daniel Cannerfelt alla chitarra e di Teddy Möller alla batteria. Vi sono poi alcuni ospiti come Hanna Ekström al violino e alla viola, Anna Dager al violoncello, Lars Åhlund al sax e al clarinetto, Erik Palmberg alla tromba, Kristian Persson al trombone, importanti per costruire certe ambientazioni sinfoniche di grande impatto ed altri musicisti come il chitarrista Roger Öjersson ed il celebre percussionista Thomas Ohlsson che invece intervengono solo per alcuni camei.
Non siamo affatto lontani da quanto già conosciamo e certe impressioni che ci riportano, da una parte ad una certa musica di matrice Prog nordica tipica degli anni Novanta (e non penso soltanto ai Morte Macabre), e dall’altra alle composizioni noir gotiche tipiche di Fedrizzi o dei Goblin, rimangono il fulcro di questo nuovo lavoro. Alcuni passaggi risultano particolarmente poetici e melodici, pur nella loro gelida malinconia, come è il caso della title track, “Serpents in the Fields of Sleep”, con i suoi archi notturni che esprimono oscuri sentimenti di ineluttabilità.
Il sound è ricco ma mai pesante e sembra quasi di fluttuare in un sogno, dove ogni sensazione è inafferrabile ma vivida. I tappeti sonori prevalgono sui ritmi in un’opera che evita i contasti per incollartisi alle orecchie come una cappa densa ed appiccicosa. Sfugge a questa regola la traccia di apertura “Leaving Redemption Behind”, una cavalcata incalzante, con una batteria tumultuosa e ben presente, che ha la funzione di precipitarci nel cuore di questo album come in un vortice senza uscita. “Pathogenesis” ci offre scorci già più rarefatti ed incombenti, con i suoi tappeti di Mellotron, le sonorità elettroniche e le scenografie funeree. “A Perfect Void” è distesa e magnetica con le sue melodie di grande pathos mentre “Blood of the Iconoclast” è più robusta e gotica, con riff ben scanditi ed archi eleganti e pesanti.
Gli Anima Morte si affidano in definitiva ad una formula già rodata, riproponendoci uno stile che ormai rappresenta il loro linguaggio sonoro, una formula che il gruppo ama e che sa declinare con abilità e sentimento e che non deluderà sicuramente quanti di voi si sono già trovati in sintonia con loro.



Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

ANIMA MORTE The nightmare becomes reality 2011 

Italian
English