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AAMUNKOITE Aamunkoite autoprod. 2022 FIN

Gli Aamunkoite (nome che in italiano significa “alba”) sono stati messi insieme nel 2020 dal tastierista Tomi Korpela che ha reclutato i membri di una celebre cover band degli Uriah Heep con l’intento di dare vita alle sue composizioni. Il materiale a nostra disposizione è racchiuso in questo breve album di debutto, un EP di appena 35 minuti che racchiude 4 brani con caratteristiche non omogenee fra loro. La voce solista è quella della bassista Pia Korpela, con interventi limitati del batterista Juha Hämäläinen e del chitarrista Jukka Suominen.
L’incipit è affidato a “Lasinen laulu”, titolo evocativo il cui significato, “canto di cristallo”, non rispecchia affatto la ruvidezza di una composizione dalle chiare inflessioni blues, interpretata in modo non proprio aggraziato dalla cantante che appare poco incisiva ed espressiva, offrendoci una performance tutt’altro che cristallina. Anche i registri tastieristici non sono affatto eleganti e nel suo complesso tutto il brano appare assemblato in modo piuttosto approssimativo. Confesso che in un primo momento il mio istinto è stato quello di abbandonare l’ascolto a questo punto ma nonostante un inizio in salita devo dire che questo lavoro è ancora in grado di offrire alcuni spunti interessanti.
Con “Varjot”, cioè “le ombre”, le atmosfere diventano sfumate e soffuse grazie ad una morbida e solenne base di organo che fa da sfondo ad un cantato che si sforza di essere più lirico e sognante. Il brano si spezza praticamente in due col subentrare di una lunga sequenza strumentale sinfonica dominata da eleganti sonorità di Mellotron, con richiami ai Camel e ai Procol Harum. Nella sua grezza bellezza questo pezzo è forse quello che meglio cattura la nostra attenzione. Con “Tabernakel” si cambia ancora scena con sequenze tenebrose ed energiche, di stampo hard rock sinfonico alla Huriah Heep, rese ancora più inquietanti da una voce che recita dei versi dal sapore marziale in lingua tedesca. La conclusiva “Turhann” (“invano”), la traccia più lunga con i suoi 12 minuti di durata, presenta vari episodi al suo interno fra i quali spicca sicuramente quello centrale molto evocativo ed esoterico, interpretato splendidamente dalla cantante, ora accompagnata da pochi elementi musicali, che sembra aver ritrovato finalmente tutta la sua ispirazione. Ritroviamo per il resto sequenze energiche, riferimenti etnici graziosi e contaminazioni psichedeliche in una miscela a suo modo interessante che ci rimanda in parte ad alcune storiche realtà locali come i Wigwam o i Tabula Rasa.
Mettendo insieme i pro e i contro direi che si raggiunge una piena sufficienza anche se gli aspetti su cui lavorare in futuro sono ancora tanti a partire da un lavoro di produzione che sembra abbastanza casalingo. Le idee non mancano e l’entusiasmo neppure e per questo gli Aamunkoite hanno tutta la mia fiducia: mi aspetto quindi il loro grande riscatto col prossimo album.



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Jessica Attene

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