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AKROASIS |
Zephyros |
Ma.Ra.Cash Records |
2022 |
ITA |
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Tredici anni sono tanti per il seguito di un album d’esordio, in apparenza troppi per pensare a un discorso musicale omogeneo. Eppure, nonostante il tempo passato, il filo conduttore della musica per gli Akroasis (creatura musicale nata da un’idea di Pierpaolo Meloni, fiatista e autore di tutte le musiche) si è mantenuto vivo e robusto, capace di resistere al vento che scorre attraverso i brani come il protagonista di quello che è a tutti gli effetti un concept album. Chi ricorda l’approccio intimista e rilassato di “I racconti del mare”, non potrà che apprezzare le atmosfere di “Zephyros”, ugualmente ricche di melodie raffinate. Ad un ascolto attento, in realtà, si nota come gli Akroasis si siano evoluti e abbiano cercato nuove strade, con il progressive ed il rock che emergono nel disco in maniera più evidente, a partire dall’iniziale “Zephyros Suite”. E che suite! I venti minuti del brano sono dominati da arrangiamenti acustici basati sul pianoforte, che esegue più volte il tema principale, e sull’intreccio di archi, fiati e chitarre, con la sezione ritmica a caratterizzare il tutto con arrangiamenti sempre efficaci. Ogni tanto fa capolino una chitarra elettrica con un assolo, ad alternarsi ai duetti tra il flauto e agli altri strumenti ma è nella parte finale che la suite abbraccia in maniera più decisa il rock. Il secondo lato dell’album ospita cinque brani più brevi perfettamente integrati nel sound degli Akroasis e assolutamente complementari alla suite. “Sunao’s wind” e “Sunao (Theme) ne riprendono le atmosfere fortemente acustiche, mentre le restanti tracce spiccano ciascuna per originalità e diversità. “Caresses of the wind” ci trascina in alcuni minuti di prog-fusion settantiana, tra chitarre e pianoforte jazzati accompagnati da parti di vibrafono,“Jchno’s wind” è una danza di progressive jazz-rock intrisa di sapori mediterranei, mentre “Alonso’s wind” esplora con classe suoni arabeggianti. Per evitare inutili giri di parole,“Zephyros”è semplicemente un ottimo disco, suonato da ottimi musicisti e nato dall’incrocio tra elementi classici, rock, jazz e quello che può essere definito come un “progressive”caratterizzato da un buon grado di originalità. Considerando il precedente lavoro, ispirato evidentemente al mare, l’accoppiamento con “Zephyros” farebbe pensare ad un possibile seguito dedicato ad un altro elemento naturale. In realtà la connessione è casuale, dato che i venti descritti nelle tracce completamente strumentali sono metaforici. In ogni caso, dato il risultato raggiunto, c’è da sperare che per un prossimo lavoro non debbano passare così tanti anni.
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Nicola Sulas
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