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ATLAS Blå vardag Bellatrix 1979 (Replica Records 2023) SVE

Non sono molti i gruppi Progg di matrice sinfonica, anzi, nel panorama svedese degli anni Settanta direi che si tratta di vere e proprie eccezioni. Negli anni Novanta la ristampa di questo album da parte della Ad Perpetuam Memoriam, etichetta che si era già occupata di pubblicare l’esordio degli Ensemble Nimbus, colpì profondamente gli appassionati, allora in balia della nuova ondata progressiva svedese. Quello che le loro orecchie avide si trovavano a esplorare era un un’opera strumentale ricca di evoluzioni sinfoniche, con riferimenti luminosi a Genesis e Camel, ma intrisa di inflessioni jazz e deliziose contaminazioni folk che facevano apparire questo album come qualcosa di davvero prezioso e singolare. A distanza di anni il fascino di quella musica rimane ancora intatto ed è bello riscoprirlo attraverso questa bella ristampa in vinile.
La formazione si avvale di una coppia di tastieristi: Björn Ekborn ed Erik Björn Nielsen, entrambi molto raffinati e dotati di una buona tecnica, molto affiatati nel gestire il loro corredo strumentale che comprendeva gli amatissimi Mellotron, il Rhodes ed un Clavinet. Tutto il suo potenziale emerge nella bellissima “På Gata”, un lungo strumentale di 14 minuti che assieme alla traccia di apertura, la frizzante “Elisabiten”, completa il lato A del vinile. Le tastiere sono senza dubbio dominanti ma sono ben coadiuvate dalla chitarra di Janne Persson, che inserisce fraseggi melodici in un contesto sempre attento alla melodia, e da una sezione ritmica duttile precisa fornita dalla batteria di Micke Pinotti e dal basso di Uffe Hedlund. La title track che significa “ogni giorno blu” è il momento giusto per rilassarsi con le sue melodie tenui e distese da riflessi blues che ricordano molto i Camel o anche Bo Hansson. “Gånglåt”, come il titolo, che indica chiaramente un motivo di marcia tradizionale, ci lascia intuire ha dei connotati folkish ma convogliati in una movimentata formula prog fusion che riporta a gruppi come gli Egba. “Den Vita Tranans Väg”, “La via della gru bianca” chiude l’album in modo brillante con un incipit sfumato e ricco di atmosfera che sfuma in qualcosa che non sfigurerebbe affatto nel repertorio dei primi Samla Mammas Manna.
Questo album elegante, equilibrato e ricco di inventiva ci riporta piacevolmente nel passato, un doppio passato che fa riferimento ovviamente agli anni Settanta ma anche agli anni Novanta, periodo in cui vennero riscoperti. Il gruppo ha un piccolo seguito nei Mosaik, band che si auto produsse un interessante album nel 1981 e che includeva ben 4 su 5 dei membri degli Atlas. Speso che in sostanza si possa capire da questa mia breve disanima che questa ristampa è una bellissima occasione da acchiappare al volo e non serve aggiungere altro.



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Jessica Attene

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