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FREE HUMAN ZOO The mysterious island Odusseia 2023 FRA

Il celebre romanzo "L'isola misteriosa" di Jules Verne ha avuto diversi adattamenti cinematografici e televisivi. Tra i vari, anche una mini serie tv di sei puntate andata in onda in Francia nel 1973, con musiche realizzate dal compositore italiano Gianni Ferrio. Il nuovo lavoro dei Free Human Zoo, ensemble transalpino guidato dal batterista Gilles Le Rest, è una sorta di triplo tributo, al libro, alla produzione citata e alla relativa colonna sonora. In realtà si segnala un quarto omaggio, ad un altro gioiello letterario, "Venerdì o il limbo del Pacifico", di Michel Tournier. L'album si apre con un breve "Incipt" d'atmosfera, con suoni del mare e una introduzione recitata; a seguire ci sono le tre parti de "L'ile mysterieuse", nelle quali la band rielabora lo splendido tema principale ideato da Ferrio per l’opera televisiva a cui abbiamo fatto cenno. Quella fantastica melodia viene per l'occasione cantata inizialmente dell'ospite di eccezione Stella Vander, su un testo scritto da Christine Fontane. In queste prime tracce, i Free Human Zoo riarrangiano la musica di Ferrio e si muovono verso direzioni care agli Offering e al Vander solista di "Les cygnes et le corbeaux", con un andamento al contempo docile e conturbante, che catturerà immediatamente le attenzioni di chi ama lo zeuhl più d’atmosfera. Il sound sprigionato in questa parte iniziale descrive alla perfezione quel misto di mistero e sorpresa nella scoperta dell’isola e lo fa con compassati ritmi jazz e cominciando a far emergere insieme sonorità acustiche ed elettriche. È solo il bellissimo avvio di un’avventura sonora che prosegue meravigliosamente con una serie di composizioni strumentali (se si eccettua qualche intervento in vocalese) e totalmente inedite che mostrano in maniera assoluta lo stato di grazia dei Free Human Zoo. In "L'essentielle ascension", "La splendeur du volcan", "Les vasques d'eau turquoise" e “Premiers craquements” veniamo assaliti da un jazz-rock spumeggiante, che ripesca certe soluzioni che si ascoltano nella musica zeuhl, tra temi reiterati spesso guidati dal pianoforte, riff incandescenti, intrecci tra fiati, chitarra e tastiere e un'accoppiata basso/batteria che fa faville. La ricca strumentazione permette impasti elettroacusitici, spazi solistici, variazioni ritmiche e dialoghi di un'eleganza incredibile e regala brividi continui. Ci aspetta ancora poco meno di mezz’ora, ma già si ha il sentore netto di essere di fronte ad un'opera che si eleva ben al di sopra della media. E il prosieguo dell'ascolto non fa che confermare queste impressioni, con i brani che continuano ad essere legati l'uno all'altro senza soluzione di continuità, praticamente a formare un'unica, lunghissima, suite di ben sessantaquattro minuti. Eppure, man mano che scorrono le note, non si avverte mai un attimo di stanca, di pesantezza, di voglia di saltare qualche traccia. Merito della musica di altissimo livello, della costruzione ingegnosa e di una performance notevole di musicisti al top della forma. Dopo una prima serie di tracce che descrivono per lo più emozioni positive, seguono momenti più cupi e misteriosi. Già “Premiers craquements” mostrava qualche segno di nervosismo con la chitarra elettrica sfrenata, à la MacGaw, che spinge in direzione degli One Shot più abrasivi. Ed ecco che arriva “Eruption” che fa elevare la tensione, con ritmi sferzanti, timbri strani ed un che minaccioso che arriva al culmine con “Ton nom est Personne”, brano che dimostra che le lezioni dei Magma di sono state ben assimilate. Si prosegue con “Les mouettes de l’ile”, caratterizzata da vocalizzi in stile Vander e delicatezze flautistiche e pianistiche che donano un velo di malinconia, prima di una breve sezione cantata da una voce femminile, poi arriva la quarta parte de “L’ile mysterieuse”, che riprende di nuovo il tema iniziale, ma con toni più elegiaci. Siamo in dirittura d’arrivo… “Las nef des hommes de l’ombre” riporta per un attimo un clima festoso, poi “Excipit” spinge il tutto verso una conclusione dalle tinte fosche, tra recitati, voce sussurrata femminile e suoni marini. I Free Human Zoo hanno avuto la capacità di partire da certe influenze evidenti, ma di deviarle poi verso un percorso personale, nel quale si intravedono sempre determinati punti di riferimento (i Magma più jazz-rock, gli Offering, il Vander solista, ma anche i Soft Machine e i Gong) e ad emergere, così, sono soprattutto la fantasia e l'inventiva di una band che si mostra in un momento di creatività felicissimo. Album assolutamente stupendo!



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Peppe Di Spirito

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