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HAPLOID Villains amiss 5CM Recordings 2023 USA

L’aploidia è la condizione per cui la cellula possiede un solo corredo cromosomico. Ignoro come questo concetto si possa sposare con la musica di questa band di De Moines, nell’Iowa, di cui non so nulla fuorché il fatto che questa di cui vi parlo rappresenta lo loro seconda uscita discografica. I musicisti stessi si fanno identificare solo dal nome di battesimo e abbiamo quindi Kaylee alle chitarre e alla voce, Dave al basso, Jancee alla batteria ed infine Mathias che si occupa di synth e samples. A questo nucleo si associano, soltanto in alcune tracce, il violoncello, il sax e la tromba di alcuni ospiti.
Capisco che questo è un gruppo a cui non piace molto parlare di sé e che preferisce mandare avanti la propria musica che però appare bizzarra e talvolta addirittura ostica. Dal momento che spesso siamo attratti dalle cose strane non saremo di certo noi a farci troppi problemi ad ascoltare una simile miscela sonora.
Da dove partire? L’album ha una durata contenuta, con 4 tracce più brevi che vengono controbilanciate da un pezzo piuttosto lungo, quello conclusivo, della durata di circa 20 minuti e intitolato “Four Score Insectivore”. I colori musicali sono sporchi e spesso confusi e le idee melodiche vengono dissipate in un contesto alquanto rumoroso. La voce stessa di Kaylee viene sovrastata dagli altri strumenti ed è sempre collocata in secondo piano. La sezione ritmica si porta invece in avanti guidando letteralmente gli altri strumenti.
Regna un po’ ovunque un certo grado di confusione in uno stile che forse qualcuno potrebbe comodamente definire “Pronk” per certi ammiccamenti verso il Punk uniti alla presunzione di mantenere un profilo culturale elevato, come certe divagazioni verso il jazz o certe visioni sinfoniche vorrebbero far intendere. Si fa poi spesso ricorso a contaminazioni elettroniche e space rock che contribuiscono a fare andare alla deriva soluzioni musicali incoerenti ed ingarbugliate, in cui tutto è lasciato in balia degli istinti e dei pruriti dei musicisti che, dal canto loro, non ci risparmiano momenti di puro autocompiacimento solistico. Anche nei brani più brevi è difficile trovare una direzione musicale chiara, cosa che nel lungo mattone conclusivo appare assolutamente impossibile.
Se siete ancora disposti ad andare avanti posso dirvi che “Solitaire”, la traccia di apertura, ha un suo groove con chitarre che tengono il ritmo cavalcando l’onda di una batteria convulsa ed il basso che rimbalza come una palla matta, in una formula che potrebbe anche ricordare dei Cardiacs un po’ svogliati.
Sappiate che l’album in questione è stato pubblicato anche nell’arcaico formato di audiocassetta. Non so quanti di voi per motivi anagrafici ricorderanno cosa succedeva se il nastro si arrotolava ed impicciava rovinosamente tanto da dover richiedere l’intervento di una penna a sfera che riarrotolarlo. La qualità audio era totalmente compromessa, quasi come se il suddetto nastro fosse caduto in acqua. Ecco, forse una tale evenienza potrebbe persino rendere più interessante questa produzione e magari qualcuno del gruppo deve averlo effettivamente pensato.
“Circling the Rain” ha un mood oscuro con suoni offuscati e melodie deformi a loro modo intriganti interrotte da sbalzi strumentali cruenti e da capricci noise. Rumore e ossessione sono i capisaldi di “Rejectamenta”, un brano che sembra incarnare una sorta di incubo sonoro mentre “Ersatz, Serrated” scorre veloce sui ritmi serrati di percussioni low-fi. A questo punto non rimane che il brano di chiusura, un pezzo lungo che non somiglia di certo a una suite, in cui convergono molteplici idee, tutte sminuzzate e incollate assieme come in un’opera cubista. Soluzioni banali che fanno leva su ritmo, ripetitività e talvolta persino su una certa cantabilità sguaiata, trovano una sorta di sublimazione isterica in cui ogni elemento perde la sua coerenza.
Arrivati in fondo non riesco a capire se si sia trattata di un’esperienza interessante ma un certo grado di disturbo persiste anche quando la musica non rimbomba più nell’aria. Non è originalità questa ma disinibizione sonora che potrebbe trovare morbosi simpatizzanti persino nella nostra sempre più ristretta cerchia di prog lovers.



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Jessica Attene

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