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SPECTRVM Teschio del Mondo Terzo Millennio 2023 ITA

La storia degli Spectrvm, parte da molto lontano. Risale al 1974, infatti, la nascita degli Stratus, nelle cui fila figuravano Frank Lazzari, Jordan Bozzolan e Daniele Bozzolan e che si mantennero attivi fino al 1982 con un’avventura che fruttò non più di un paio di 45 giri. Nel 2020 la band si è riformata con l’inserimento di Mario Brega a completare la line-up e con l’intento di riprendere il progetto di realizzare l’album “Teschio del mondo”, interrotto qualche decennio prima. Ed ecco che nel 2023 questo lavoro viene finalmente pubblicato con la nuova denominazione di Spectrvm. Si tratta di un disco legato al rock progressivo italiano più classico, mescolando soluzioni sinfoniche dalle caratteristiche un po’ oscure, tra Museo Rosenbach e Goblin, con la voglia di essere un po’ più diretti, come sapevano esserlo i New Trolls, con tanto di armonie vocali di un certo effetto. Come tematiche affrontate, siamo al cospetto di un concept le cui basi erano state gettate negli anni ’70 e che è legato a ecologia, ambiente e spiritualità, questioni ancora oggi pienamente di attualità, che si possono seguire facilmente grazie al libretto di accompagnamento, che, oltre ai testi, permette di leggere anche spiegazioni più approfondite. Anche la copertina, un po’ dark con la Terra che sembra assumere le sembianze di un teschio, fa pensare a quanto sia importante preservare il benessere del nostro pianeta. Le composizioni presentate dagli Spectrvm mantengono una certa omogeneità per tutta la durata del cd e la bravura dei musicisti sta proprio nel trovare i giusti equilibri tra la verve strumentale decisamente orientata al progressive rock ed un approccio cantato più di impatto. Nei trentotto minuti dell’album, possiamo ascoltare otto brani, che hanno per lo più una durata contenuta. L’eccezione è rappresentata da “Nessuno piange nessuno canta”, che supera gli otto minuti ed ha una struttura maggiormente legata a certo rock sinfonico, con una vena classicheggiante che non disdegna slanci più abrasivi, con agili intrecci strumentali e variazioni di tempo e di atmosfera, anche se non si perde un indirizzo melodico nelle parti cantate. Un po’ particolari anche “Sogni di pietra”, con il suo indirizzo pop-psych-rock e la conclusiva “Templum”, che è un rifacimento del vecchio cavallo di battaglia degli Stratus “Magnificat” e che combina un’aura sacrale con un’evidente influenza pinkfloydiana. Alla fine dei conti, questo album risulta sicuramente interessante. Il problema – ed è un discorso che affrontiamo spesso e al quale vanno incontro altre opere di simile livello - è che esce in un periodo in cui il mercato è inflazionato di prodotti legati alle varie forme di progressive rock ed è difficile trovare le giuste attenzioni, soprattutto in un genere di nicchia. Questo è uno dei tanti casi in cui il lavoro è buono, ma è comunque lontano dalla qualità dei migliori esponenti italiani. Per cui, dovendo dare un suggerimento, diciamo che se riuscite ad acquistare buone quantità di dischi di prog tricolore, vi confermiamo la validità di “Teschio del mondo”, che merita giuste attenzioni, ma se dovete essere più selettivi e cercate il meglio in circolazione, ci sono altre cose a cui dare priorità.



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Peppe Di Spirito

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