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JORDSJØ Salighet Karisma Records 2023 NOR

“Salighet” si traduce dal norvegese con “beatutudine”, la sensazione cioè che ogni appassionato di Prog sinfonico di stampo nordico dovrebbe provare assaporando le sette nuove tracce che compongono questa quarta prova discografica degli Jordsjø.
Il duo di Oslo, composto dal batterista e percussionista Kristian Frøland e dal multistrumentista Håkon Oftung (voce, flauto, chitarra, basso, Hammond M100, Clavinet D6, ARP Pro Soloist, Fender Rhodes e Solina), col contribuito di tre ospiti, il clarinettista Mats Lemjan, il tastierista Ståle Langhelle con un ARP Pro Soloist aggiuntivo e Vilde Mortensen alla voce, conosce bene gli ingredienti ed i punti forti di un certo tipo di Prog e li usa senza esclusione di colpi per arrivare dritto al cuore degli ascoltatori. Mai come ora la loro arte ha raggiunto tali livelli di compiutezza e maturazione, offrendoci tutto ciò che una certa fetta di appassionati brama, in un turbinio di déjà vu che si basano sui piacevoli suoni di sintetizzatori vintage e sulle colorazioni brumose del folklore scandinavo.
Con “Salighet” il gruppo esplora forme diverse di estasi che siano esse evocate da un’escursione in montagna o da una danza o da una qualsiasi forma di viaggio interiore, non necessariamente di natura religiosa. I brani hanno tutti una propria anima talvolta selvaggia, talvolta misteriosa ed altre volte dolce ed inafferrabile. “Invokasjon” è un breve strumentale che ci accoglie in modo energico, col suo organo tempestoso ed il flauto, secondo un copione già visto con gli Änglagård. Colate di tastiere di stampo sinfonico ci conducono verso scenari rarefatti e cameristici e le sensazioni mutano repentinamente come spesso accade nell’arco di questo album. “Sankeren” presenta una vocazione folk più netta con momenti elegiaci che ricordano un po’ i Wobbler. La voce di Håkon è timida ma piacevole e perfettamente adeguata al mood del brano che improvvisamente cambia ritmi e pathos, si elettrifica, si tinge di psichedelia e acquisisce imponenti contaminazioni Crimsoniane.
“Salighet I” ci corteggia con le sue colorazioni semiacustiche. Troviamo riferimenti Tulliani e densi richiami ad Änglagård ed Anekdoten. Le aperture tastieristiche sono vellutate, con elementi folk e spiragli di musica antica. Le suggestioni sono quelle di un fitto sottobosco con le sue fragranze muschiate ed i cangianti giochi della luce che occhieggia atraverso nel fitto fogliame. “Salighet II” si nutre di contrasti più decisi anche se appare in continuità emotiva con il precedente episodio. L’architettura è complessa e non lineare, gli spunti sono molteplici in un mosaico ricco di melodie ed arrangiamenti. “Ura” ha sentori psichedelici più evidenti ma il momento più elevato del disco è forse rappresentato dalla conclusiva “Stjernestigen”, “la scala delle stelle”, un pezzo decisamente cinematografico, imbevuto di una dolce sinfonicità, con sentori notturni e preziosi momenti cameristici. Il brano si sviluppa adagio lungo sentieri tracciati da synth con i registri soffusi degli archi che gradualmente sfumano via portando verso l’oblio un album breve ma intenso ed onirico di cui sono sicura che ci ricorderemo ancora a lungo.



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Jessica Attene

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