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VRAJITOR’S TENEBRARIUM E.N.L.D. Avantgarde Music 2023 FIN

Il nome di Lord Vrajitor, alias Juuso Peltola, stuzzicherà sicuramente l’interesse dei lettori vicini al metal. Già, perché il musicista finlandese è attivo da anni in svariati progetti, tra i quali ricordiamo Old Sorcery, Argenthorns e Warmoon Lord, abbastanza vicini a certi filoni estremi. Eppure tra le passioni di Vrajitor c’è anche quella che lo lega alle colonne sonore di film horror ed exploitation, soprattutto italiane. Si è voluto così lanciare in questa nuova avventura denominata Vrajitor’s Tenerarum e dichiaratamente ispirata a Maestri come Goblin, Fabio Frizzi, Riz Ortolani, Bruno Nicolai, Jacula e Devil Doll. Una base di partenza non dissimile da quella degli svedesi Anima Morte o dei nostri connazionali Albero del Veleno per il musicista, che è autore di tutte le composizioni, si impegna con chitarre, basso, bouzouki e sintetizzatori e si fa accompagnare da personaggi dal nome misterioso, quali Metronomicon alla batteria (chi l’avrebbe mai detto…), Ville Jolanki al sassofono e al clarinetto e E.N.R.I. alla chitarra dodici corde. Completa il quadro la presenza di alcuni cantanti, con più voci femminili, anche se per lo più siamo di fronte ad un disco, intitolato “E.N.L.D.”, strumentale. “Et mors pallida venebit”, è una gustosa introduzione guidata da un organo sepolcrale e dove compare una parte recitata da una voce femminile, così, i primi parallelismi che scattano sono quelli con i nostrani Jacula. “Rubedo” parte con un riff minaccioso di tastiere e i Goblin sono dietro l’angolo; l’entrata della sezione ritmica dà uno scossone heavy, consolidato dalle soluzioni chitarristiche. I Goblin sono evidenti punti di riferimento anche in diverse altre composizioni, quali “Black frog”, “Lucus horribilem aquae pestilentem” e “Sanitarium song”. Vrajitor’s strizza di nuovo l’occhio agli Jacula con “La maledizione della fanciulla alata”, narrata in italiano, nuovamente da una voce femminile, mentre “Venus in the closter” è un pezzo più particolare, con un’introduzione dalle tinte fosche dove si uniscono timbri elettrici ed acustici, con un leggero sapore folk ed un prosieguo malinconico nel quale risaltano melodie quasi morriconiane. “Volantes castrum” ha la particolarità di mettere in evidenza il sassofono, che spicca tra orchestrazioni altisonanti, ritmi sincopati, vibrazioni funk-rock ed una linea di basso che aiuta a caricare il brano di un groove intrigante. Pioggia, campane, rintocchi ad una porta che si apre e si chiude, passi, catene che strisciano per terra, altri rumori metallici, voce distorta e demoniaca e sound ambient per poco più di due minuti in pieno horror style ed anche “Panctum ultra sepulcrum” è pronta a portare qualche brivido. “Exorcismus” è un brano ancora più vicino al prog, con le tastiere a guidare un rock sinfonico dalle tinte ovviamente dark, con indovinate variazioni ritmiche. Conclusione nuovamente in stile Jacula, con “Semper victimas vult”, che sembra la chiusura perfetta di un cerchio. È facile entrare in sintonia con questa musica che ha una componente emozionale non indifferente ed è positivo l’approccio al mondo del prog di Vrajitor, anche se il suo retaggio legato a musica particolarmente energica comporta qua e là qualche pesantezza che appare leggermente forzata. Difettuccio veniale che non inficia la buona riuscita dell’album. Le impressioni finali, infatti, sono quelle di un lavoro sicuramente gradevole e ben costruito, in grado di portare ai giorni nostri scenari sonori in voga oltre cinquanta anni fa e che non faticherà ad entrare nelle grazie di chi, come Vrajitor, ha un debole per le colonne sonore horror.



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Peppe Di Spirito

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