|
MOON SAFARI |
Himlabacken vol. 2 |
Blomljud Records |
2023 |
SVE |
|
Era il 2013 quando uscì l’ottimo “Himlabacken vol. 1” e, visto il titolo, si attendeva un seguito in un lasso di tempo abbastanza breve. Ci sono invece voluti dieci anni perché il secondo volume vedesse la luce ed in questo periodo la discografia dei Moon Safari è stata praticamente ferma, se si eccettua un live pubblicato nel 2014. La band si è presentata a questo appuntamento con un solo cambiamento di line-up, visto che troviamo il nuovo batterista Mikael Israelsson ad affiancare i consolidati Petter Sandström (voce solista e chitarra acustica), Pontus Åkesson (chitarre e voce solista), Sebastian Åkesson (organo, percussioni e voce), Johan Westerlund (basso e voce solista) e Simon Åkesson (voce solista e tastiere). Ma veniamo a “Himlabacken vol. 2”. Il nuovo album mantiene intatte alcune delle peculiarità della musica dei Moon Safari. In particolare, chi è rimasto ammaliato, in passato, per la capacità di proporre intriganti armonie vocali derivante dall’abilità canora di più membri del gruppo e per il buon gusto dell’indirizzo melodico della musica sarà lieto di ritrovare queste caratteristiche ancora oggi. Il problema, a dirla tutta, è che questi connotati vengono stavolta accentuati a discapito delle soluzioni più sinfoniche con le quali c’era stato un perfetto equilibrio in passato. Già l’incipit “198X (Heaven Hill)” offre un sentore di quanto appena detto con i suoi quattro minuti di A.O.R. grazioso e immediato. Non si cambia registro con “Between the devil and me”, che vede forti influenze di Journey, Styx e Survivor, anche se il minutaggio che va oltre i dieci minuti permette qualche bella divagazione strumentale. Ma la strada sonora è scelta ed evidente. E la ricerca spasmodica di melodie orecchiabili e immediate tende oggi un po’ a banalizzare la musica dei Moon Safari. Per quanto piacevole sia l’ascolto dei brani, manca un qualsiasi effetto sorpresa e si avvertono per lo più un senso di già sentito, una certa semplicità e un salto indietro agli anni ’80 e alle colonne sonore della saga “Rocky”. L’ascolto scorre prevalentemente tra A.O.R., romanticismo languido e tentazioni pop-rock, eppure la band è capace di piazzare qualche colpo da maestro. A partire dai ventuno minuti della suite “Teen angel meets the apocalypse”, dove emerge tutta l’inventiva del gruppo, dalla classicheggiante introduzione di piano e tastiere, agli sviluppi più epici dettati da abili intrecci strumentali, tempi composti, passaggi più robusti, delicatezze acustiche, tentazioni beatlesiane, variazioni di tempo e di atmosfera e quel cantato a più voci che si inserisce alla perfezione nel contesto. Una perla di prog sinfonico da manuale! Altri lampi di classe degni di essere menzionati sono due pezzi brevi, di due e tre minuti: “Beyond the blue”, una sorta di intermezzo maestoso con cori angelici su tastiere misteriose, e la conclusiva “Epilog”, inno dal sapore ecclesiastico e natalizio, con organo, piano e voci sugli scudi ed una raffinata chitarra acustica a trovare spazio poco prima della chiusura. Non si può poi fare un cenno alla splendida registrazione, altro elemento che fa ben capire quanto forte sia la professionalità dei Moon Safari. Arrivando infine alle conclusioni, si fa fatica a parlare di delusione, visto che il disco nel complesso merita, ma considerando le prove precedenti, la caratura della band e il tempo di attesa, era lecito aspettarsi di più.
|
Peppe Di Spirito
Collegamenti
ad altre recensioni |
|