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ODDLEAF |
Where ideal and denial collide |
Golden Twigs |
2024 |
FRA |
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Gli spettatori presenti al festival di Veruno del 2024 avranno sicuramente notato alcuni ragazzi francesi che tra un concerto e l’altro distribuivano dei volantini con i quali pubblicizzavano l’imminente uscita del primo album della loro band. Si trattava degli Oddleaf, che con questo lavoro intitolato “Where ideal and denial collide” mostrano subito di avere tutte le carte in regola per far colpo sugli amanti del rock sinfonico. Già la confezione in digipack apribile in tre parti, dove spicca una bella copertina con un disegno dark fantasy, è una presentazione molto accattivante. Il gruppo è formato da cinque musicisti, che rispondono ai nomi di Carina Taurer (tastiere, composizione, backing vocals), Oliver Orlando (basso, chitarra, backing vocals), Adeline Gurtner (voce solista), Mathieu Rossi (flatuo, e-flute, backing vocals) e Clément Cureaudau (batteria) e che in questa loro opera prima si mostrano subito a proprio agio con composizioni ad ampio respiro. “The eternal free” è un breve strumentale che apre il cd con una introduzione d’atmosfera, con il pianoforte in evidenza a dettare un tema misterioso e le tastiere a ricamare, poi, senza soluzione di continuità, arriva “Life” che fa entrare nel vivo del disco. In questa composizione di undici minuti e mezzo vengono a galla bene le caratteristiche che vanno a delineare la musica della band: tastiere in primo piano a dare un indirizzo sinfonico, fini melodie e armonie vocali che denotano una certa immediatezza, tempi dispari e variazioni di ritmo e di atmosfera, fughe strumentali che possono far venire in mente i Quidam, il Balletto di Bronzo, i Nexus, la Maschera di Cera, un passaggio più pastorale à la Genesis con chitarra acustica e flauto protagonisti. E il tutto è ben amalgamato grazie ad arrangiamenti ed esecuzioni di buona fattura. Un plauso va fatto anche alle scelte dei suoni adottati, visto che si trovano giusti equilibri tra timbri moderni e quelli più classici di Hammond e mellotron. La successiva traccia “Ethereal melodies” ha una partenza che può evocare la celebre “Stairway to Heaven”, con un approccio folk-prog dettato da chitarra e flauto, poi si spinge verso un certo romanticismo andando su sentieri già battuti dai Magenta. I quattordici minuti e mezzo di “Back in time” cominciano ad enfatizzare la proposta degli Oddleaf, che tiene sempre sul chi va là l’ascoltatore, grazie al rock sinfonico che flirta col new-prog, a fraseggi melodici raffinati, a crescendo impetuosi, a passaggi più riflessivi, a solos e intrecci virtuosi di flauto, tastiere, pianoforte, persino a un accenno medievaleggiante. Dopo un breve preludio classicheggiante, tocca a “Coexistence – part I” portare a conclusione il disco, con oltre undici minuti strumentali fatti di interscambi strumentali intricati che mostrano al meglio le qualità dei musicisti, parti solistiche, momenti epici alternati a spunti più sognanti. Ricapitolando, possiamo dire che le cose che funzionano maggiormente in “Where ideal and denial collide” sono le strutture dei brani, ricche di soluzioni a effetto che necessitano un ascolto attento; la capacità di abbinare tecnica e feeling; la perizia dei musicisti e in particolare di Carina, bravissima tastierista, ma anche compositrice dotata e potenziale stella del panorama prog dei prossimi anni. Per contro, c’è da dire che qua e là si ha un vago sentore di equilibrismi strumentali che viaggiano sul filo del rasoio col rischio di cadere nell’autoindulgenza e che sono leggermente da migliorare le parti cantate (comunque tutt’altro che scadenti) e la pronuncia in inglese. Ce ne fossero di debutti così, con tante note positive e con forti impressioni che lasciano presagire un futuro decisamente roseo.
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Peppe Di Spirito
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