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RHÙN Tozzos Baboon Fish Label 2024 FRA

Come promesso, arriva la seconda parte del materiale registrato dai Rhùn e pensato inizialmente come un doppio album, ma alla fine suddiviso in due lavori distinti: “Tozïh”, uscito nel 2023 e di cui ci siamo occupati sulle nostre pagine, poi il “gemello” “Tozzos” pubblicato ad un anno di distanza che andiamo ora ad analizzare. Provenendo dalle stesse sessions non può essere una sorpresa che i due dischi abbiano coordinate stilistiche simili. D’altronde, chi segue questa band francese, sa bene che la matrice da cui deriva la loro proposta musicale va vista nello zeuhl. Così, anche i quattro brani contenuti in “Tozzos”, legati l’un l’altro senza soluzione di continuità, devono tanto, se non tantissimo, alle invenzioni dei Magma. I tredici minuti dell’opener “Xiëm” non fanno altro che confermare quanto la band si ispiri a Vander e soci. È una partenza con un jazz-rock stravagante, in cui sax e violino si intrecciano, mentre le doppie tastiere e la sezione ritmica creano un tessuto sonoro di base solido ed efficace. Il cantato non fa che inspessire il legame con la musica zeuhl, anche per testi che usano un linguaggio simile al kobaiano. Ci sono poi rallentamenti con atmosfere oniriche create dalle tastiere, tensioni crescenti con suoni ruvidi, le classiche reiterazioni di temi e slanci solistici liberatori con alternanza dei vari strumenti. Un inizio poderoso che mette subito le cose in chiaro, che fa capire che i Rhùn non si discostano minimamente da quanto ci hanno fatto già ascoltare in passato. E sono sulla stessa lunghezza d’onda anche le composizioni successive. “Henc” è la più altisonante, tra mille variazioni, cantato evocativo, oasi misteriose à la “Kohntarkosz” e una certa aura mistica anche nelle parti più incandescenti, “Theusz Amstrad” quella con la maggiore influenza magmatica (anche, ma non solo, per il titolo…) arricchita da strani effetti di tastiere, “Zöfm” l’elettrizzante finale che alterna jazz-rock e funambolismi che fanno pensare allo zeuhl giapponese prima di un finale marziale lento e minaccioso. Con soli trentasei minuti “Tozzos” non fa altro che confermare la bontà di una proposta derivativa quanto si vuole, ma che i Rhùn sono capaci di esprimere con bravura e naturalezza. Forse, tirando le somme e facendo i puntigliosi con un confronto tra i due album, si potrebbe sostenere che “Tozïh” ha qualcosina in più, ma è questione di lana caprina ed è scontato dire che chi è interessato a questo tipo di musica sarà contento di aggiungerli entrambi alla propria collezione.

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

RHÙN Fanfare du chaos 2013 
RHÙN Tozïh 2023 

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