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SPECTRUM ORCHESTRUM Noziroh Baboon Fish Label 2024 FRA

Sulla loro pagina Bandcamp, gli Spectrum Orchestrum si presentano affermando che inseguono una ricerca sonora denominata “Le Spectral”, legata al prog costruendo “ponti tra il familiare e l’ignoto, sia attraverso improvvisazioni selvagge o enigmatiche, sia attraverso pezzi composti concepiti come un viaggio immaginario o come una sorta di film in testa”. L’intento è sicuramente interessante e già solo con queste premesse la band di Lille può stuzzicare la curiosità di chi ama un prog ricercato, sperimentale, che prova ardite contaminazioni. Stiamo parlando di un gruppo attivo dal 2007 e che prima di quest’album aveva già sfornato diversi lavori, alcuni disponibili solo in digitale, altri usciti in formato fisico. Ma concentriamoci su “Noziroh”, pubblicato dalla Baboon Fish Label. Il quintetto francese offre per l’occasione sei composizioni strumentali ad alto tasso adrenalinico, con “Black Math Mazhar” ad aprire le danze, con un’introduzione misteriosa, una chitarra elettrica subito abrasiva con note lunghe, ritmi lenti e minacciosi, poi un’accelerazione dettata da organo e sax che deviano verso un jazz-rock stravagante. Ma è con i dodici minuti di “Ulysses” che capiamo meglio di cosa sono capaci gli Spectrum Orchestrum, perché i musicisti si lasciano andare ad un avant-prog intricato al punto giusto, con continui stravolgimenti ritmici, divagazioni jazzistiche, una parte centrale con una forte componente crimsoniana, un basso pulsante in odore di zeuhl e dinamiche imprevedibili. E se “Through walls” si muove inquietamente tra ambient, post rock e noise, “Cherry Analog TexTurE” mostra in tre minuti l’animo più tormentato, sperimentale ed improvvisativo del gruppo. Gli ultimi due brani si dilungano per oltre dieci minuti. Dapprima “Vaginolox” fa avvicinare scuola di Canterbury e zeuhl. Poi “Horizon à Rebours” spinge ancora più avanti il discorso sonoro e, tra il basso ossessivo iniziale, temi jazz-rock poco rassicuranti, soluzioni cinematiche, nuove asprezze color Cremisi e soundscapes cosmici, porta a termine “Noziroh” con un alone dark non indifferente. Forse l’aggettivo “spettrale” davvero si addice bene alla musica proposta dagli Spectrum Orchestrum, sicuramente non facilissima, ma mai astrusa, mai estrema, mai eccessivamente dissonante. Con una buona tecnica di base, le dinamiche che permettono di unire stili diversi e che fanno passare da oasi sonore pacate a pieni devastanti, una discreta inventiva e l’unione di intenti mostrata la band può trovare agevolmente estimatori tra coloro i quali seguono un prog avventuroso e senza schemi rigorosi.

 

Peppe Di Spirito

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