|
BLIND GOLEM |
Wunderkammer |
Andromeda Relix / Ma.Ra.Cash Records |
2024 |
ITA |
 |
Uniti per la passione verso le sonorità heavy progressive più classiche con una predilizione per gruppi come Uriah Heep, Lucifer's Friend e Deep Purple, originariamente i Blind Golem derivano da una tribute band degli Uriah Heep, Eternal Heep non a caso, nati da una costola degli heavy blues rockers Bullfrog, sempre con Andromeda Relix, ed un esordio che era riuscito a coinvolgere anche il compianto Ken Hensley: a quattro anni di distanza ritornano i Blind Golem con un secondo capitolo che riprende quanto di buono fatto precedentemente, impostazione classica nei suoni con un bell'organo Hammond in evidenza e l'ottima chitarra elettrica di Silvano Zago in piena e giusta devozione nei confronti di Mick Box. Le undici canzoni in "Wunderkammer" si attestano prevalentemente su incalzanti mid-tempo piuttosto aggressivi, non ci sono particolari brani d'assalto come potevano essere classici come Easy Living, i Blind Golem sembrano preferire l'aspetto più evocativo ed epico degli Uriah Heep, con uno sguardo privilegiato ovviamente verso la discografia classica, "Demons & Wizards" su tutti, dal quale prendono e rielaborano con dedizione una bonus track cult, "Green Eyes". Il vocalist Andrea Vilardo mostra potenza vocale e carisma nell'interpretare sia i momenti più lirici che quelli più rocciosi, senza troppo inseguire David Byron nello stile, talvolta sembra quasi più strizzare l'occhio a James LaBrie a dire il vero, con la buona idea di farsi coadiuvare nelle backing vocals da Daniela Pase e Fabio Serra per sottolineare le coralità più epiche, marchio classico degli Heep. Gli undici brani non presentano grandi variazioni stilistiche tra di loro, quindi hard rock progressive di stampo settantiano, con l'organo Hammond e i synths di Simone Bistaffa a dipingere suggestivi ed arcani ricami melodici oppure potente sostegno hard blues alla sezione ritmica, composta da Francesco Dalla Riva al basso e Walter Mantovanelli alla batteria; caratteristica dei brani è anche la forte vena melodica che riesce a dare una certa personalità e verve al disco, con alcuni veri e propri anthems che avrebbero sicuramente divertito e fatto piacere a Ken Hensley. Da segnalare anche la copertina del disco che utilizza un'opera del leggendario Rodney Matthews (lo conosciamo bene soprattutto per le sue copertine per Asia e Magnum). I Blind Golem dimostrano quindi di essere bravi ed intelligenti discepoli dello spirito progressive settantiano, con uno stile che potrebbe essere accostato anche ad altre nostre realtà come i mitici Wicked Minds, con i Blind Golem comunque più legati all'hard rock, un modo di concepire la musica che esprime ancora oggi un senso di libertà e nonostante lo strano (a dir poco) momento storico che stiamo vivendo resisterà e farà sentire la propria voce ancora per lungo tempo.
|
Giovanni Carta
Collegamenti
ad altre recensioni |
|