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BOZZIO LEVIN STEVENS |
Black light syndrome |
Magna Carta |
1997 |
USA |
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Disco difficile questo "Black light syndrome". La Magna Carta questa volta punta i suoi investimenti su un progetto azzardato e molto più rischioso del solito. Il trio in questione sembra messo assieme per miracolo con Bozzio (Zappa e UK), Levin (devo elencarli tutti?) e Stevens (B.Idol, M.Jackson e i suoi Atomic Playboy). Lo stile musicale dei tre musicisti non si può ritenere affine, anzi le scuole di provenienza sono diverse, la loro carriera musicale ha preso vie differenti che, quasi casualmente, si sono incrociate nel 1997 per quatto giorni. In questo breve lasso di tempo i tre si sono radunati in uno studio dove è stato registrato tutto quello che i loro strumenti riuscivano a produrre, seguendo l'ispirazione e poche note di base... Accidenti cosa ne è uscito! Che disco! Proprio l'unione tra talenti diversi ha ricreato uno spirito che da anni non sentivo in un cd. I 7 brani che si intersecano su BLS sono lunghi e complessi con la chitarra di Stevens in primo piano e la sezione ritmica sempre al limite con Levin e Bozzio che si rincorrono in continuazione sfidandosi a singolar tenzone. Tutti i pezzi sono frutto di quattro session - come dicevo prima - e questo influenza notevolmente la struttura della canzone che perde ogni connotato tipo strofa/ritornello/strofa ma acquista quella caratteristica Jazz in cui tipicamente il trio inizia con una melodia e poi si butta a capofitto in assoli improvvisati a turno. Qualcuno ora mi vorrà dire che non è progressive... io rispondo solamente: provate a chiedervi cos'è il prog... a cos'era negli anni 70 se non sperimentazione e progressione di ritmi, di idee, sviluppi di temi etc... Correte fuori e compratevi questo capolavoro, ascoltatemi per una volta!
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Marco Del Corno
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