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MIKHAIL CHEKALIN |
Concerto Grosso n°1 / Concerto Grosso n°2 |
Melodiya |
1989 (Boheme Music 2000) |
RUS |
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Mikhail Chekalin è da considerarsi come un vero e proprio oggetto di culto nell'ambiente della musica d'avanguardia ed elettronica dell' ex URSS ed attraverso una lunga e prolifica carriera musicale, composta all'incirca da più di venticinque album, si è imposto come una delle figure più interessanti ed essenziali del panorama indipendente dell'Europa orientale. In qualche modo è stato paragonato ad artisti come Klaus Schultze ed altri musicisti dell'ondata elettronica degli anni settanta eppure Chekalin, almeno stando al contenuto di queste due ristampe (che includono pure una serie di bonus-track di pregevole fattura) pubblicate su due cd separati ma complementari per ovvi motivi artistici, rappresenta uno stile personale che si allontana da certe soluzioni stilistiche tipicamente cosmiche a favore di una musica difficilmente inquadrabile, probabilmente ispirata tanto da musicisti classici come Stravinsky e Rachmaninoff quanto dalle esplorazioni avanguardistiche zappiane e dalle folli improvvisazioni di mrca R.I.O. I titoli di queste due ristampe naturalmente non devono trarre in inganno l'appassionato del classico rock progressivo sinfonico visto che la musica di Chekalin ha ben poco a che fare con le opere omnie dei New Trolls, anzi, direi che siamo di fronte ad una concezione della musica ben lontana dalle armoniose e melodiche composizioni tanto care al progster medio ed a dire la verità un qualsiasi elemento rock è pressoché assente in questi due dischi: Chekalin è il diretto responsabile delle musiche e si divide fra una moltitudine di tastiere e sintetizzatori in un susseguirsi di motivi sonori dai tratti spesso inquietanti e dissonanti, mai prevedibili, e cosa molto importante sempre piuttosto godibili ed affascinanti sul piano dell'ascolto. Forse l'unica presenza di disturbo in queste composizioni è la voce dello stesso Mikhail, impostata secondo diverse improvvisazioni che divagano da una forma quasi parodistica di jazz fino al canto sacro e religioso, indubbiamente interessante a a tratti forse un tantino pretenziosa. Certo, per accostarsi ad un modello di musica inquadrabile nel controverso panorama delle composizioni sperimentali e d'avanguardia bisogna sempre essere ben predisposti ad un ascolto generalmente più impegnativo della media... eppure questi due concerti grossi contengono diversi elementi che sicuramente sapranno attirare perlomeno l'attenzione e l'ammirazione del prog-fan più avveduto.
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Giovanni Carta
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