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17 PYGMIES Celestina Trakwerks 2008 USA

I 17 Pygmies hanno ormai attraversato quasi trent’anni di musica mantenendo intatta una certa aura di mistero, nati da una costola del più noto progetto madre post-punk sperimentale Savage Republic; fra i diversi gruppi art-rock e dream pop legati all’ondata new wave anni ottanta i 17 Pygmies, formati dal chitarrista Philip Drucker (ovvero Jackson Del Rey), avevano creato con i loro primi lavori, il primo EP “Hativka” del 1983 e “Jedda By The Sea” uscito l’anno successivo, un loro particolare stile in bilico fra post punk, neo psichedelica e musica folk-etnica, uno stile che si rivelerà successivamente come una fonte d’ispirazione per quello che comunemente viene definito oggi come post-rock… Questo nuovo CD dei 17 Pygmies rappresenta la prima parte di un’ambiziosa trilogia ispirata in parte dal recente arresto dell’astronauta Lisa Nowak per tentato rapimento ed omicidio della rivale in amore, nonché capitano USAF, Colleen Shipman, e concepita come una trasposizione fantascientifica dell’omonima novella (o meglio, “Libro de Calisto y Melibea y de la puta vieja Celestina”) scritta da Fernando De Rojas nel 1499, una storia di amore, intrighi e morte, che in questo adattamento vede il capitano Mora e la sua compagna-scienziata Isabel vestire i panni originari di Callisto e Melibea… dunque, tradimento e amore fra le stelle! La musica di questo strano cd vuole essere a suo modo un tributo al classico cinema di sci-fi degli anni cinquanta e sessanta, e in buona parte ci riesce bene anche se per certi versi sembra più un tributo ai… Pink Floyd! In diversi brani, intitolati come capitoli di un romanzo (“Celestina I”, “Celestina II” ecc…) appare evidente l’atteggiamento “Floydiano” del gruppo, dalle parti di “Ummagumma” fino a “The Dark Side Of The Moon”, con qualche interessante richiamo ai primi Tangerine Dream ed un bel gusto per le orchestrazioni sinfoniche ed un’intrigante vena decadente e malinconica dal sapore vagamente noir che sembra voler ammiccare anche alle colonne sonore di Angelo Badalamenti…. Lo spirito e l’attitudine è comunque quello del progressive rock psichedelico più underground e genuino, filtrato da un impatto sonoro piuttosto contemporaneo ed un’espressività non lontana da quanto è stato fatto da gruppi come G.Y.B.E.; una delle migliori caratteristiche dei 17 Pygmies sta inoltre nella scrittura melodica accattivante, che pure nei momenti apparentemente meno “originali” (i tanti passaggi alla “Breathe”, giusto per capirci) non manca di farci venire la pelle d’oca per l’elevata intensità romantica, forse talvolta un po’ sofferta e decadente, più spesso in piena estasi celestiale e cosmica, grazie anche e soprattutto alla profonda voce di Meg Maryatt. Nonostante gli ovvi ed abbondanti riferimenti agli anni Sessanta-Settanta “Celestina” non è dunque un disco revivalistico, da buoni figli del post-punk anni ottanta i 17 Pygmies sono poco interessati agli assoli strumentali, qui prediligono una struttura sinfonica ed orchestrale dall’incedere maestoso ed oppiaceo, fino a sfiorare più volte la musica ambientale… la sezione ritmica rimane in linea con i classici 4/4 alla Nick Mason e non mancano le aperture tribali ed etniche ad alto tasso d’acidità. Con l’ascolto del CD forse si potrebbe pensare inizialmente che “Celestina” non fa del dinamismo musicale la caratteristica principale, con un po’ di cinismo potremmo anche sostenere che la musica dei 17 Pygmies sia composta da due-tre buone idee dilatate all’infinito: però l’intensità e la carica visionaria di questo disco è per me irresistibile e credo che potrà essere lo stesso anche per voi!


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Giovanni Carta

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