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ALQUIBENCIL From Serengethi to Taklamakan Musea 2001 SPA

Il secondo album dei catalani Alquibencil è un live e mette in mostra una band energica ed incredibilmente lontana da ciò che comunemente offre la scarsa scena Prog spagnola. Siamo di fronte ad un genere di musica che si pone sulla scia di Soft Machine e Wyatt, non disdegnando il jazz-rock e i King Crimson più ruvidi e sperimentali, ma altresì non dimenticandosi in modo assoluto della melodia. In più di ciò possiamo ascoltare delle influenze etniche mediterranee ed orientali che si integrano benissimo nel contesto. L'album è quasi interamente strumentale, ma il poco cantato che c'è è azzeccato e ci fa quasi chiedere perché non si sia ricordo di più alla voce di Oriol Jimenez. Invece va bene così: il disco è un susseguirsi di situazioni complesse ed intricate che lasciano improvvisamente spazio a brani più melodici e delicati, in un alternarsi di emozioni che, mentre stiamo per rilassarci, cullati da una rassicurante melodia, ci colpisce al fianco con un'aggressione sonora. Nonostante le somiglianze sopra descritte, la musica degli Alquibencil non risulta per nulla pesante all'ascolto, riuscendo a mantenersi su un Prog complesso sì, ma solo di sfuggita sconfinante nell'avanguardia. In definitiva si tratta di un gran bell'album, a mio giudizio, ben registrato e, soprattutto, contenente oltre un'ora di musica di prim'ordine, sicuramente personale, senza molti riferimenti diretti.

 

Alberto Nucci

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