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ABSOLUTE ZERO Crashing icons autoprod. 2000 (ReR 2003) USA

Il nucleo originario degli Absolute Zero si è formato quasi una trentina di anni fa ma solamente dopo una serie di vicissitudini, ed a distanza di parecchio tempo, gli Absolute Zero hanno incominciato a pubblicare le proprie opere. Se il primo EP degli Absolute Zero, "A Live in the Basament", autoproduzione uscita nel 1992 composta di soli due brani, aveva sollevato un giustificato seppur effimero interesse, l'uscita del primo disco ufficiale degli Absolute Zero, "Crashing Icons", pubblicato indipendentemente dalla band nel 2000 e successivamente ristampato dalla ReR di Chris Cutler, ha finalmente messo in luce il talento del bassista e fondatore della band, Enrique Jardines; insieme a Jardines ed alla brava cantante-tastierista Aislinn Quinn la line-up della band si è stabilizzata con l'importante arrivo di Pyp Pile alla batteria. Senza apportare grandi novità alla scena rock alternativa mondiale, gli Absolute Zero di "Crashing Icons" danno una buona prova di compattezza strumentale, dimostrando di possedere quella giusta spinta creativa che distingue un'artista dal semplice mestierante della musica. Pur nella sua oggettiva complessità "Crashing Icons" entusiasma per la sua violenta attitudine avant-rock, per la palpabile tensione creativa e l'urgenza comunicativa trasmessa dalle composizioni:non ci vuole molto tempo per capire quanto Enrique Jardines ed Aislinn Quinn siano stati influenzati dagli Henry Cow e dagli Art Bears (anche se non è da sottovalutare l'influsso artistico di King Crimson, Univers Zero e Residents), l'impostazione vocale teatrale e lunatica della Quinn, pur nei suoi limiti, è legata alle memorabili performance canore di Dagmar Krause; il basso potente e distorto di Jardines è quanto mai vicino allo stile di John Greaves e Fred Frith, compagno ritmico ideale per un invecchiato ma comunque sempre in forma Pyp Pile. Sonorità claustrofobiche ed atmosfere macabre e catacombali, un cinico senso dell'umorismo ed una certa dose di follia più o meno lucida, nelle composizioni mediamente lunghe (minimo dieci minuti) di "Crashing Icons" l'improvvisazione ed il concetto di free-music talvolta rischiano di lasciare spazio ad un manierismo derivativo che può compromettere l'effettiva personalità degli Absolute Zero, "Crashing Icons" entra a far parte del circolo d'elite RIO contemporaneo con il minimo livello di originalità concessa... Tuttavia Crashing Icons è un disco che si fa decisamente apprezzare, sia per la sincerità totale dei musicisti coinvolti che per l'effettiva qualità dei brani.

 

Giovanni Carta

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ABSOLUTE ZERO A live in the basement 1990 

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