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AMAGRAMA Ciclotimia Record Runner 2004 ARG

L'Argentina torna di nuovo a far parlare di sé con questo giovane gruppo autore di un album di bel Prog sinfonico dalle solide basi '70s ma dalle sonorità moderne e non immune da qualche tentazione prog-metalliche, seppur in maniera contenuta. Le basi di Prog classico vengono evidenziate, oltre che dai connotati delle 10 canzoni originali dell'album, anche dalla cover dei Crucis che hanno voluto includere nel CD. Le tracce dell'album sono tutte legate fra loro; si può parlare di un'unica suite dunque, anche se molte canzoni possono godere di vita propria ed è bello sentire come il gruppo riesce a legare l'un l'altra le canzoni e i brevi pezzi strumentali che fungono quasi da collante. Il cantato in effetti viene centellinato sapientemente, dando spazio alle progressioni strumentali pirotecniche che l'ottimo quartetto sa creare, spesso facendo dettare tastiere e chitarra, con ritmiche dinamiche, assoli e frequenti variazioni. Talvolta viene da pensare a un gruppo giapponese (Gerard, ad esempio) per la vivacità e l'incessante bombardamento sonoro cui siamo sottoposti. Dopo una buona mezz'ora di quest'ininterrotta sequela di brani e temi mozzafiato, giunge la prima pausa all'altezza della traccia n. 8 ("Desierto humedo"), una canzone dai toni lenti e pacati che inizia con un arpeggio di chitarra ed è cantata quasi a cappella da Agustin Amaya, vocalist, tastierista e seconda chitarra del gruppo, salvo sfociare in un finale rock che riprende il discorso momentaneamente interrotto, anche se il finale del disco è meno pirotecnico della prima metà (cover dei Crucis esclusa, ovviamente). Talvolta la band sembra eccedere nei virtuosismi, lasciandosi andare a momenti musicali sicuramente mutuati da bands come i Dream Theater; non si può parlare tuttavia di vero prog-Metal. Anche le sonorità non sono eccessivamente bombastiche: le tastiere sono senz'altro molto presenti, ed anche un po' invadenti, nella musica degli Amagrama, ma siamo lontani dalla pesantezza (non in senso dispregiativo!) del Prog alla EL&P, anche se talvolta dura da mandar giù tutta d'un fiato. Senz'altro quest'album di debutto mette in mostra una band giovane e promettente che ci offre un dischetto divertente e ricco di piacevoli sorprese, con un ottimo feeling e, in sostanza, di piacevole ascolto.

 

Alberto Nucci

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