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ASHADA Circulation Musea Parallele/InterMusic 2006 JAP

Una proposta all’insegna del romanticismo questo disco di esordio delle Ashada, un duo femminile supportato e completato da una squadra di musicisti in cui riconosciamo due membri della recente rivelazione nipponica, i KBB.
Accanto alle nostre Tae (voce, mandolino, piano e autrice delle liriche) e Midori (piano, fisarmonica e compositrice) troviamo infatti l’acclamato violinista Akihisa Tsuboy ed il bassista Dani, entrambi in forze nella band summenzionata, Yoneda alle chitarre e Yo alle percussioni; una vera band quindi, anche se le sonorità acustiche sono ovviamente predominanti, data la particolarissima lineup di base.
L’album inizia in modo alquanto promettente: entrambi i brani di apertura “Kagi” e “Snowflake” sono strumentali dominati da un insoliti ma efficacissimi dialoghi fisarmonica/violino o fisarmonica/chitarra adagiati su agili arpeggi pianistici, i ritmi sono sincopati ed accattivanti e non a caso – complice Tsuboy - si nota una certa comunanza di intenti con la poetica musicale dei già citati KBB.
Dal terzo brano “Departure” in poi, il discorso si fa nettamente più intimistico e la voce pur gradevole di Tae prende il sopravvento con linee melodiche un po’ piatte e monotone, evidenziando quella che almeno alle orecchie dell’ascoltatore occidentale può rivelarsi una leggera pecca comune a buona parte della produzione rock dell’estremo oriente (anche nei decenni passati, penso ad esempio a Magdalena, Pageant…).
Non che queste ballate siano prive di spunti degni di nota: la chitarra elettrica ed il basso fretless arricchiscono “Sacred visions”, il mandolino sottolinea la delicatezza e la fragilità di un brano nostalgico come “A girl’s wish”, così come un liquido tocco chitarristico debitore di Andy Latimer rende “Neji” in qualche modo figlia legittima della splendida “Ice” dei Camel ed il piano arpeggiato di Midori non fa certo nulla per allontanare l’impegnativo paragone.
Se l’etichetta “rock da camera”, in contrapposizione all’abusata definizione “rock sinfonico” avesse un senso, quest’album rientrerebbe pienamente in tale categoria, anzi, ne sarebbe l’esatta esemplificazione; se cercate un disco che si presenti ai vostri sensi in punta di piedi questo “Circulation” potrebbe fare al caso vostro, se al contrario siete in cerca di colpi di scena, volume ed emozioni forti quest’opera - pur nella brevità dei suoi 36 minuti - potrebbe annoiarvi non poco.

 

Mauro Ranchicchio

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