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MARCO ALBANI Chronos Delta-top 2006 ITA

Non posso che stupirmi ogni qual volta un album del genere arriva in redazione: infatti sul nostro sito è ben indicato il genere di musica che trattiamo e noi stessi scoraggiamo, quando ci perviene una richiesta di recensione via email, ad inviare in redazione materiale che esuli dalla sfera di competenza del prog. Ciononostante arriva in redazione questo CD di Marco Albani, chitarrista romano al suo debutto solistico. Forse l'artista si è sentito spinto dalla romantica idea che l'arte non debba avere confini e che magari ad ascoltatori attenti come quelli che leggono le pagine della nostra webzine possa non dispiacere certa musica colta ed intelligente, o forse magari Marco Albani ha semplicemente sbagliato indirizzo (come direbbe Antonio), come spesso capita ultimamente. Non per essere schizzinosi, ma la pila di CD che mi guarda con prepotenza, sulla mia scrivania, esigerebbe una trattazione ben più urgente di questi off topic e invece per educazione e rispetto verso chi ci invia un promo mi trovo a far scorrere questo CD nel mio lettore…
Dalle note biografiche dell'artista apprendiamo che Marco Albani, chitarrista e compositore, inizia la sua attività musicale studiando batteria, percussioni e pianoforte e avvicinandosi da ultimo alla chitarra che finisce col diventare il suo strumento favorito. Affascinato dalle musiche mediterranee e sudamericane, scopre infine il jazz e da qualche anno inizia una collaborazione con una danzatrice, Anna Cirigliano, direttrice di una compagnia finalizzata alla rappresentazione coreografica di alcune sue canzoni. In relazione a tutte queste esperienze il nostro artista si sente di definire l'approccio alla propria musica come trasversale, concetto spesso rivendicato da tutta una serie di generazioni di musicisti che hanno una visione allargata dell'arte, vissuta in maniera totalmente libera da paletti o preconcetti. Le dieci canzoni proposte in questo album sono basate principalmente sulle note della chitarra classica o acustica ed hanno un feeling soft jazz, contaminato da accenti latini, sudamericani ma anche arabi. Si tratta fondamentalmente di pezzi strumentali, con l'aggiunta di una voce femminile in un paio di occasioni che recita o fa qualche vocalizzo, arrangiati in maniera semplice e pulita e dalle melodie accessibili. L'attenzione viene catturata ovviamente dalle note cristalline della chitarra mentre l'apporto degli altri strumenti, fondamentalmente tastiere, è un sottofondo quasi inesistente. La base ritmica è schematica e semplice, realizzata col basso e con una asettica drum machine. I toni delle composizioni sono sempre malinconici e paesaggistici, del tutto privi di dinamismo ma tutto sommato gradevoli come puro sottofondo. Riesco fondamentalmente ad apprezzare la bellezza delle linee melodiche della chitarra ma per il resto la musica è un insipido contorno che fa da tappezzeria alla performance pacata e lineare del bravo chitarrista. Da segnalare infine la decima traccia, suonata con una chitarra mandolinata e dalle suggestioni partenopee, dedicata a Massimo Troisi.

 

Jessica Attene

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