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ABRAMIS BRAMA Live! Transubstans 2007 SVE

Adoro i dischi dal vivo.
Mi piace la forza che riescono ad esprimere, i suoni a tratti approssimativi che rimangono nudi senza remissaggi vari e post produzioni, che ti fanno diventare un musicista anche se non lo sei. Dal vivo dimostri veramente se sei bravo o un bluff, e gli Abramis Brama alla luce di quello sentito su queste tracce sono veramente una bella sorpresa.
Non conoscevo questo quartetto (voce, basso, chitarra e batteria) della provincia di Stoccolma, autore in precedenza di quattro lavori e, considerata la forza che trasuda da questi brani, mi sono perso qualcosa di bello e cercherò in futuro di rimediare.
Il dischetto di cui stiamo parlando, è stato registrato a cavallo tra il 2005 e il 2006, in vari club di Stoccolma, Oslo e Luleå e contiene nove canzoni prese dal repertorio vecchio della band più una nuova composizione in studio.
Gli Abramis Brama dal vivo sono bravissimi, sarà anche dovuto al fatto che la proposta musicale che ci propongono è molto diretta. Ci propongono, infatti, un hard rock con venature blues che deve molto agli anni 70 il tutto cantato rigorosamente in svedese. Questo cd scorre velocissimo e risulta moderno anche se propone sonorità ormai fin troppo abusate nel mondo del rock.
Ai riferimenti classici del genere (Led Zeppelin, Black Sabbath, Free, in certi brani Grand Funk) troviamo, infatti, elementi assimilabili a quelli di molti gruppi degli anni 90, (Soundgarden e Audioslave su tutti). La voce di Ulf Torkelsson, infatti, ha più che qualche tratto in comune con quella di Chris Cornell e gli altri suoi tre compagni d’avventura lo supportano alla grande.
E’ inutile nascondere che questo disco mi ha veramente colpito. In effetti, adoro questo tipo di sonorità e difficilmente capita di trovare qualche gruppo all’altezza con i grandi del passato. In questo caso l’uso della lingua svedese non mi sembra la mossa più azzeccata, visto che il tipo di musica che fanno gli Abramis Brama e il modo in cui la suonano avrebbe bisogno di una lingua più fruibile a tutti, se non altro vedendo questo aspetto da un punto di vista meramente commerciale.
Brani come “Svart”, ” Vod Jag Ser” o “Kejsarens nya klåder” nascondono una forza micidiale. Sarebbe da farli ascoltare in loop (in ginocchio sui ceci di fantozziana memoria) a centinaia di gruppi prog metal, solamente per ricordargli che tutto è partito da determinate sonorità. A volte non basta fare una scala eptacromatica con la chitarra, per essere considerati grandi chitarristi o giostrare quintuple casse roteanti, per essere bravi batteristi, né servono per forza acuti da allarme bomba sulla striscia di Gaza, per essere considerati dei veri cantanti. A volte basta fare le cose semplici e farle bene.
Quindi se vi piace farvi trasportare da chitarre con uso smodato di Cry baby, bassi sporchi, colpi sulle pelli della batteria pesantissimi questo è il lavoro che fa per voi.
Vale la pena di segnalare un paio di brani. “Bilder” che parte con un giro di chitarra legato alla tradizione folk svedese per evolversi in un riff di cui Tony Iommi sarebbe fiero. “I evighetens nav”, il nuovo brano registrato in studio, con tanto di armonica e slide guitar sporchissima che fa tanto Free, con Torkelsson che sguazza con la sua voce tra queste sonorità come fosse Ian Thorpe alle Olimpiadi sui 400 metri stile libero. Da notare anche la qualità di registrazione di questo lavoro molto superiore alla media.
Non è progressive classico, non c’è una tastiera nemmeno a pagarla ma comunque questo live, secondo il mio modesto parere, è uno dei dischi più belli del 2007.

 

Antonio Piacentini

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