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ANATROFOBIA Brevi momenti di presenza Wallace Records 2007 ITA

Si sapeva che gli Anatrofobia sono imprevedibili; chissà se si poteva immaginare fino a questo punto! Se finora la band piemontese ci aveva impressionato con lavori indefinibili, ricchi di contaminazione di generi più disparati, di jazz-rock personale, di eredità zappiane, di spirito di ricerca, di “caos ragionato”, il nuovo cd “Brevi momenti di presenza” è decisamente spiazzante, ostico, di difficilissimo ascolto, basato quasi esclusivamente sull’improvvisazione. E, soprattutto, estremamente affascinante per chi ama certe cose! La lunghezza del lavoro è di circa quaranta minuti, solo idealmente suddivisi in quattordici tracce, visto che in realtà bisogna vedere quest’opera come un tutt’uno, registrata in presa diretta in pochi giorni e senza sovraincisioni. Il titolo è già molto indicativo: la presenza strumentale nervosa dei musicisti si alterna continuamente al silenzio, ai vuoti, alle pause, che rivestono per l’occasione la stessa importanza dell’apparato musicale. L’improvvisazione è quasi totale, ma è un po’ l’antitesi delle jam in cui gli strumenti vanno di pari passo creando e dialogando insieme. Qui il paragone più appropriato mi sembra la seconda parte della celebre crimsoniana “Moonchild”, visti i brevi frammenti sonori che continuamente assalgono l’ascoltatore tra una traccia e l’altra, spruzzando lievi note, sperimentando varie soluzioni, o infondendo ritmiche percussive particolari. Apertura affidata ad un drumming che prima cresce, poi si spegne, poi si alterna col silenzio e con suoni lontani e inafferrabili. A seguire, l’ascolto ci mostra un susseguirsi di sospensioni sonore, a volte dilatate e dai timbri elettronici, altre volte appena accennate, vuoi con rulli di batteria, vuoi con improvvisi singulti di sax o di basso effettato, vuoi anche con passeggere parti vocali declamate e trattate al computer. Viene trasmessa una tensione costante, che nemmeno le pause riescono ad attutire, finendo, anzi, con l’alimentarla ulteriormente. Sono necessari, ovviamente, ripetuti ascolti per assimilare bene “Brevi momenti di presenza” ed è importante avere anche lo stesso approccio della band, caratterizzato da un’apertura mentale massima. So già che sarete in pochi ad avvicinarvi a questo piccolo gioiello; peccato, perché gli Anatrofobia meritano e riescono ad entusiasmare anche con questo cd denso di mistero, di passione, di cariche nervose, di contrasti sonori, di inquietudine. Allo stesso tempo spontanea e razionale, si tratta di una conferma di maturità totale per una band straniante, impetuosa e straordinaria.

 

Peppe di Spirito

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