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ANOMALIA Seeds Autoprod 2007 ITA

E' bello vedere che i gruppi giovani portano in campo idee e proposte musicali che cercano di distaccarsi dai soliti modelli, alla ricerca di una propria identità sonora e che facciano questo con tanto entusiasmo. Questo dischetto autoprodotto, sebbene sia un prodotto artigianale con spazio a sufficienza per ulteriori migliorie, mi ha sorpreso positivamente. Si tratta di un'opera che denota carattere, ricca di sostanza e prodotta in maniera più che dignitosa. Fattori questi assolutamente non trascurabili e sicuramente da premiare. Si tratta di un progressive rock sinfonico ma senza sovrabbondanza di tastiere, che però sono vintage, dagli schemi ritmici movimentati e che non si basa sull'emulazione di modelli precisi ma su un brillante shakeraggio di influenze diverse. Le idee sono inoltre proposte in maniera fresca ed accattivante, ben suonate e mai banali.
Con queste parole dovrei avervi messo abbastanza curiosità senza però essere riuscita a fornirvi delle coordinate utili ad inquadrare questo bell'esordio. Cerchiamo di rimediare ma è veramente difficile perché il rischio è quello di fare uno sterile elenco di riferimenti, nessuno dei quali però da solo riuscirebbe a rendere bene l'idea. Proviamoci comunque: un goccio di sinfonicità dei Genesis, un approccio alla Discipline (il gruppo americano di Matthew Parmenter intendo), passaggi di ritmo e cambiamenti di situazione alla Gentle Giant, ma solo in qualche occasione, qualcosa che ricordi a tratti gli Yes, specie per le parti di basso e Moog, un pizzico dei primi Caravan per i passaggi più psichedelici. Potrei scomodare qualche gruppo di prog contemporaneo ma non mi sembra il caso visto che il sound di questa band è abbastanza graffiante e non ha nulla di patinato… magari potrei citare i primi Spock's Beard ma il risultato globale è molto diverso. Forse la soluzione è qualcosa che si collochi a metà strada fra i gruppi di oggi e quelli classici del passato ma preferirei a questo punto che voi ascoltiate il Cd e che vi facciate un'idea personale perché questi ragazzi meritano davvero la nostra attenzione.
L'album si compone di 8 tracce ed ha una durata complessiva di 38 minuti. Come dicevamo si tratta di pezzi abbastanza vari ma tutti spigliati ed accattivanti e dall'architettura abbastanza snella, a differenza di quanto potreste essere portati a pensare dai miei tentativi di descrizione del loro sound. Fra i pezzi che mi sento di segnalare indico in particolare "The Man Inside My Head", con un gentile tappeto di Mellotron ed un bell'alone psichedelico con tanto di Hammond ed un approccio che mi ricorda tanto i Discipline. Poi mi piace menzionare anche "Major" che presenta diversi passaggi che ricordano i Gentle Giant di "In A Glass House". Ma non vi sono solo episodi lanciati e taglienti, ma anche situazioni più liriche e solari, come ad esempio avviene nella traccia di apertura "The Greatest Flight", in cui viene sfoggiato un cantato alla Peter Hammill. Gli unici difetti del disco li vedo fondamentalmente legati al budget, nel senso che una produzione migliore, che avesse reso il loro sound più avvolgente e meno secco, avrebbe dato una luce diversa a questa musica. Per quel che riguarda l'aspetto creativo, questo non mi può che far pensare alle possibili evoluzioni di un album futuro che a questo punto aspetto con impazienza.




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Jessica Attene

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