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ANTIKLIMAX 360° autoprod. 2009 FRA

La riscoperta e rielaborazione dell'estetica synthetica e futuribile anni ottanta ad opera del tastierista francese Vincent Benesy è giunta ad un momento cruciale della sua attività, questo suo terzo lavoro intitolato "360°" è infatti un'autoproduzione realizzata senza il supporto della Musea (dato per i precedenti suoi due album), al momento distribuita unicamente attraverso il formato file mp3 scaricabile dagli appositi siti come iTunes, eMusic, Amazon MP3 ecc... L'assenza importante di una label più o meno solida come la Musea ed i problemi finanziari legati alla produzione della propria musica non ha impedito comunque ad Antiklimax di continuare a comporre ed incidere... Anzi, diversamente dal precedente "Aurora Polaris", lavoro dai tenui e misteriosi colori ambientali, c'è un ritorno ad atmosfere più corpose, tecnologiche ed urbane... "Aurora Polaris" descriveva in musica le suggestioni dei paesaggi scandinavi più incontaminati, mentre "360°" ci riporta invece nella più frenetica realtà metropolitana, ispirato da un recente pellegrinaggio berlinese di Vincent Benesy... Berlino, patria dei Tangerine Dream, luogo di forti tensioni e divisioni epocali ma anche uno dei centri più vitali della cultura europea moderna... il passaggio da un clima naturalistico e puro alla più complessa e moderna realtà europea si trasmette in brani come "Europa Center", "Empty Streets" o "The Test of Times", in cui si riconoscono le melodie austere e l'espressività cibernetica della prima new wave, la svolta dei Tangerine Dream di "Exit" e la prima musica elettronica (allora) di largo consumo... suggestioni di un periodo in cui la guerra fredda sembrava ancora ben lontana della sua conclusione ed in cui si prefigurava da un punto di vista artistico la supremazia (quando non fusione) della tecnologia-macchina sull'uomo. Oggi, nel 2009, i peggiori timori di allora sembrano ormai passati, sostituiti da altri, non meno inquietanti... tale inquietudine si avverte in "360°" nei suoni metallici e freddi dei synths, quasi del tutto analogici e dalle sonorità tipicamente eighties, nelle metronomiche pulsazioni ritmiche e nelle melodie solenni ed ariose che disegnano squarci possibili del nostro futuro-presente della nostra società: significativamente il disco si chiude con una crepuscolare "Goodbye To Berlin" che riunisce insieme, come rappresentazione dell'intero album, i manifesti robotici dei Kraftwerk, sentimenti vagamente industrial, le tendenze wave-romantiche di gruppi come OMD ed Ultravox e le visioni (fanta)scientifiche di Brian Eno.
Antiklimax con "360°" ha così realizzato il suo disco più compatto, urgente e diretto, ideale per essere inserito in un contesto temporale come il nostro in cui gli anni ottanta hanno ripreso un certo appeal (anche commerciale) fra gli appassionati di musica, giovani e non. Attraverso il profilo myspace di Antiklimax è possibile ascoltare diversi estratti del disco... un ascolto è più che meritato!


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Giovanni Carta

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