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AVIVA Peer Gynt in favour Musea 2010 RUS

Dopo un album pubblicato come Aviva Omnibus, assieme ad una band vera e propria, il virtuoso multistrumentista Dmitri Lukanienko ritorna alle origini e rispolvera il moniker del suo esordio discografico. Questa volta Dmitri è assolutamente da solo e si cimenta con le sue tastiere, con la programmazione e con la composizione che parte dagli spartiti della celebre opera di Grieg per evolversi, con mille variazioni sul tema, lungo sentieri tortuosi ed inaspettati. Come la musica che fa da colonna sonora ai nostri sogni si trasforma in maniera camaleontica da un istante all’altro, pur magari conservando appigli con le esperienze della vita reale, così le note di Grieg vengono sublimate (o maltrattate) in mille cangianti visioni elettroacustiche e futuristiche. Il punto di partenza insomma è ben identificabile ma il risultato finale è qualcosa di nuovo ed inaspettato. Al grande lavoro tastieristico si mescola un turbinio di intersezioni elettroniche che rendono le immortali arie classiche qualcosa di sintetico e paradossale. Proprio come in un quadro di Escher la vista vaga senza trovare un’uscita logica in un insieme fatto di incastri e simmetrie, così l’orecchio rimbalza fra melodie familiari e loop elettronici inquietanti che danno la sensazione continua dell’instabilità e dell’imprevisto. L’ascolto di quest’opera è decisamente indigesto ed i suoni scelti sono volutamente lontani da quelli di una classica orchestra sinfonica, cosa che per qualcuno potrebbe risultare piuttosto disturbante. Le percussioni elettroniche e i vari effetti creano un prodotto finale a dir poco innaturale ma è costante l’ispirazione classica della musica che fornisce comunque un piccolo appiglio a cui aggrapparsi per ritrovare il sentiero. A volte i suoni si inaspriscono e diventano persino insistenti e rumorosi, altre volte virano verso la pura astrazione, ma quando sembra persa ogni speranza possiamo ritrovare con sollievo dei barlumi di prog sinfonico. Un riferimento opportuno, anche se qui siamo a livelli decisamente inferiori, potrebbe essere quello con i connazionali Gorizont, sia per l’ispirazione sinfonica che per la scelta di sonorità volutamente tecnologiche. Un altro punto di riferimento può essere quello di alcune produzioni dei Roz Vitalis, ma molto spesso si sfonda inesorabilmente nel regno dell’elettronica. Senza dubbio si tratta di un’opera più sofisticata rispetto alle due precedenti e incredibilmente questo ritrovato ruolo da solista ha permesso a Lukanienko di riscoprire una propria ispirazione che si traduce in un album ostico ma originale e particolare che al momento attuale può essere considerato come il suo vertice artistico, nonostante non si tratti sicuramente della più accessibile tra le sue produzioni. Non è un disco per tutti e sicuramente è off limits per chi non ama la musica elettronica, anche se la presenza di tangibili riferimenti classici, lo ripeto, rende tutto più facile ma non semplice.


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Jessica Attene

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