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AMARTIA In a quiet place... Gofannon Records 2011 FRA

A nove anni di distanza dall’esordio rappresentato da “Maieutics”, i francesi Amartia provano a tirare un attimo le somme della loro carriera. “In a quiet place”, infatti, è il loro quarto album ed è costituito da un rifacimento in chiave quasi esclusivamente acustica (solo sporadicamente si avvertono un po’ di chitarra elettrica e di tastiere) di alcuni brani presenti sui precedenti lavori. La band ha agito su territori che lambiscono il gothic metal ed il progressive e per l’occasione, come preannuncia anche il titolo emblematico, viene a galla la loro anima più melodica e delicata. Non si può non pensare ai The Gathering della divina Anneke Van Giersbergen ascoltando le tracce che si susseguono. La chitarra acustica ed il piano (e, occasionalmente, il violino) spingono su quei sentieri raffinati che i colleghi olandesi cominciarono a seguire con “How to measure a planet?” e la voce suadente della cantante Britta Herzog ci accompagna per oltre un’ora di puro feeling. Se avete ascoltato il live acustico dei Magenta, direi che questo può essere un altro buon termine di paragone. Infatti tutti i pezzi presenti sono ben strutturati, mai banali, ma riescono al contempo a sprigionare una carica non indifferente attraverso belle melodie ed un orientamento che si avvicina anche ad un pop-rock sofisticato e con un certo tiro. Le tre tracce che aprono il cd sono degli inediti che praticamente fungono da introduzione al lavoro e rispecchiano subito quello che sarà il mood dell’opera, con queste atmosfere sognanti, i ritmi pacati, la gradevolezza strumentale, la vena malinconica mai eccessiva, il canto ipnotico e affascinante. Sono tutti elementi che ricorrono anche nelle seguenti composizioni, tutte, come già accennato, ripescate dai precedenti dischi della band, tranne “Blood brothers” che è una cover degli Iron Maiden che ben si adatta al contesto. Il risultato finale è compatto ed omogeneo e mostra un buon gusto raro, perché presentare un unplugged comporta sempre il rischio di scivoloni pesanti, che, invece, gli Amartia sono riusciti ad evitare, sfornando un album pregevole che potrà facilmente entrare nel cuore di chi è cresciuto con i The Gathering e ancora oggi è pronto a inebriarsi di quel sound allo stesso tempo elegiaco e dolcissimo.


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Peppe Di Spirito

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