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ARTEMIY ARTEMIEV Cold Electroshock Records 1997 RUS

Artemiy Artemiev è un musicista in continua evoluzione e nei primi dischi si percepisce chiaramente il processo di maturità compositiva che ha determinato il passaggio dalla musica elettronica melodica del suo cd d’esordio “The Warning”, gradevole ma non particolarmente innovativa e memorabile, alle soluzioni creative più intriganti ed elaborate del secondo album solista, “Cold”, composto e registrato tra il dicembre del 1994 e il gennaio del 1995, un disco in cui si incominciano a delineare in maniera più precisa e meno generica le reali ambizioni di Artemiev. Supportato da un buon numero di sintetizzatori e con l’utilizzo di un oggi arcaico Pentium 100, con tanto di Steinberg Cubase 3.0, Artemiy in “Cold” sposta il baricentro creativo verso un approccio più sperimentale ed astratto: come si può dedurre dal titolo del disco, le composizioni di “Cold” sono caratterizzate dalla tematica del gelo, in tutti i suoi risvolti, non solo come fenomeno fisico, sentimento associato alla morte, sentimenti negativi, disperazione e solitudine, ma anche come una possibile occasione di introspezione e riflessione personale sulla nostra esistenza. Il freddo di Artemiev non coinvolge solo il corpo ma anche la mente ed il cuore... Per tenere fede a questa premessa Artemiev mette da parte le facili melodie e concentra l’attenzione verso l’ambient music più sofisticata, sulla scia di Harold Budd e Jeff Grienke. A partire dal pezzo di apertura, “Waiting for the Winter” si avvertono profondi cambiamenti nella scrittura di Artemiev, le atmosfere tendono a rarefarsi fino a rendersi quasi impalpabili, il clima è più oscuro ed opprimente anche se l’oscurità di “Cold” è trasmessa in maniera più sottile e subdola rispetto alla magniloquenza forse un po’ banale esibita in “The Warning”; in effetti le tematiche di questo cd non lasciano molti spiragli melodici verso cui aggrapparsi, a parte la lunga sonata funebre per organo e sintetizzatore di “Lullaby For A Lonely Wander”, uno degli ultimi tentativi di A.A. di cimentarsi nella composizione classica, in parte accostabile a certe atmosfere di “The Warning” anche se in termini espressivi questo brano è molto più minimale e radicale, ed una “Sudden Awakening” che ci riporta con eleganza verso sonorità meno ostiche e più riconducibili all’elettronica più fruibile. Gran parte del cd è comunque un viaggio profondo nel cuore dell’inverno russo, in cui lievi momenti di poesia elettronica, sospesi nel tempo e nello spazio, vengono dominate dalla tenebrosa e glaciale severità delle composizioni. Artemiev sta quindi attraversando una fase di grande maturità creativa e malgrado qualche piccola sporadica ingenuità, “Cold” si distacca nettamente e positivamente dal suo predecessore, sia in termini di intensità che di stile... per gli appassionati di musica “cosmica” ed elettronica, un disco da ascoltare con attenzione!


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Giovanni Carta

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