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ARTEMIY ARTEMIEV The warning Electroshock Records 1997 RUS

Compositore, discografico ed erede del grande Edward Artemiev, colui che ha contribuito con le sue ipnotiche ed eteree colonne sonore a rendere immortali i grandi capolavori di Tarkovsky (“Solaris” e “Stalker”), Artemiy Artemiev ha saputo creare un suo particolare stile di scrittura musicale che si è evoluto nel tempo verso una forma di composizione elettroacustica capace di integrare ed assimilare le più diverse fonti d’ispirazioni musicali: in particolare, i suoi primi tre dischi sono indicativi del processo graduale di maturità ed evoluzione artistica raggiunta da Artemiy Artemiev nel passaggio da soluzioni musicali più convenzionali ad un’attitudine decisamente più sperimentale e “moderna”, slegata da retaggi compositivi spesso associati genericamente al movimento new-age.
“The Warning”, registrato a Mosca nella primavera del 1993, è un’opera ancora acerba ma sicuramente affascinante, caratterizzata dall’ombrosità delle composizioni e dal tipico aspetto melodico che riflette la grande grande tradizione sinfonica e della musica folkloristica russa. In un periodo storico segnato da epocali cambiamenti e fallimenti brucianti, “The Warning” riesce a trasmettere un certo senso di angoscia e decadenza, sensazioni che riflettono il particolare momento di difficoltà che dovette affrontare la popolazione russa di fronte al disfacimento dell’Unione Sovietica, alternati a momenti più ariosi e rilassati, anche se il tono generale del disco è caratterizzato da una vena pessimistica e malinconica. L’impianto musicale complessivo, strutturato attraverso undici brani strumentali articolati come una lunga suite, è comunque legato ancora alle prime esperienze di Artemiev come autore di colonne sonore per documentari, film e programmi televisivi, quindi l’espressività musicale è concentrata su melodie accattivanti e relativamente di facile presa... “The Warning” è dunque orientato verso una musica elettronica sinfonica abbastanza tradizionale, sulla scia di Jean Michel Jarre, Kitaro ed i Tangerine Dream più commerciali, anche se le tonalità oscure si accostano piuttosto efficacemente a certe esperienze dark-ambient, forse in maniera del tutto inconsapevole. L’atmosfera austera e severa di “The Warning” sembra così riflettere il periodo assai critico che stava attraversando la Russia in quegli anni, anche se non mancano i momenti in cui Artemiev ci offre dei passaggi musicali più rilassati e sognanti, in cui vengono evocate le meraviglie naturali degli sterminati paesaggi russi; c’è anche spazio per una discreta rilettura di due madrigali di Claudio Monteverdi, “E Così A Poco A Poco” e “Ferir Quel Petto”, in cui si rendono esplicite le ambizioni classiche e colte di questo disco.
Comunque, l’Artemiev di “The Warning” è ancora un’artista in fase di studio, quindi molte idee non sono ancora del tutto messe a fuoco nel migliore dei modi, certe scelte timbriche risultano oggi abbastanza discutibili ed alcuni pezzi sembrano sviluppati in una maniera ancora un po’ approssimativa, quando non sono inutilmente prolissi. “The Warning” tutto sommato è un’opera discreta che ha più le caratteristiche di una prova generale tesa ad orientare Artemiev verso territori sonori ben più interessanti ed originali.


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Giovanni Carta

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