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ARTEMIY ARTEMIEV (and PETER FROHMADER) Transfiguration Electroshock Records 2002 RUS/GER

Nell’arco di tempo di circa un lustro Artemiy Artemiev è stato protagonista di una notevole fase d’ispirazione creativa che ha coinvolto un buon numero di musicisti amici, per motivi di legame artistico con l’Electroshock Records e soprattutto per la condivisione di una visione musicale in comune, con la musica elettronica (ed elettroacustica) a fare da principale base di partenza. La collaborazione con Peter Frohmader, figura storica dell’avant-rock progressivo tedesco, si preannunciava come qualcosa di speciale ed in effetti il primo disco “Space Icon”, uscito nel 2000, è un lavoro che si mette in evidenza per l’eclettismo con cui i due musicisti hanno combinato le proprie tendenze espressive, tanto da creare un intrigante ibrido che si inserisce idealmente tra le atmosfere psichedeliche di uno stile vicino allo space rock degli Ozric Tentacles e Ash Ra ed una musica ambient esotica e cosmica in cui risaltano gli effetti ipnotici e sognanti dei drones sonori accanto alle suggestioni di una world music tutt’altro che banale. Il successivo secondo album “Trasfiguration” è stato elaborato durante un periodo di nove mesi in cui, come spesso accade nelle collaborazioni a distanza, la musica si è sviluppata e registrata attraverso un fitto scambio di nastri... Il risultato finale si discosta parzialmente da quanto era stato sperimentato in “Space Icon”, le jams psichedeliche sono state messe in disparte per dare più rilevanza all’elettronica, in tutte le sue sfaccettature: le cinque composizioni che fanno parte del disco sono quindi integrate in un unico grande concept dai contorni metafisici: i primi quattro brani di “Transfguration” non si discostano molto dalle tradizionali ed accattivanti melodie stile Tangerine Dream periodo anni ottanta o Jean Michel Jarre, anche se il trattamento riservato dalla coppia Frohmader & Artemiev garantisce un notevole quoziente di imprevedibilità e straniamento negli arrangiamenti. La quinta ed ultima composizione del cd, dalla titanica durata di ventinove minuti, è un ambizioso saggio di musica d’avanguardia, poco incline alle concessioni più easy dei precedenti pezzi, in cui si mette in evidenza una visione più austera e glaciale, più criptica e decisamente meno comunicativa... Imparentata virtualmente con la suite “Cosmic Jungle” del primo disco, “Transfiguration.V” sposta il baricentro in modo decisivo verso la musica elettroacustica e si sviluppa su una serie di soffusi drones melodici ripetuti in maniera ciclica ed esponenziale, sostenuti da un range percussivo opprimente e variegato in cui si alternano in maniera più o meno casuale velleità accademiche, aggressivi beats elettronici e synths cosmici: quest’opera monolitica, eccentrica ed enigmatica, autentico poema di elettronica “dark”, basta da sola per fare di “Transfiguration”, disco sicuramente lontano dalla perfezione, un altro tassello importante nella discografia della Electroshock. E’ davvero un peccato che non ci possa essere l’opportunità di ascoltare un terzo lavoro di questa coppia di musicisti così inusuale...


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Giovanni Carta

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