La cultura orientale è sempre stata oggetto di infondate fantasie popolari e di numerosi luoghi comuni, molto difficili da sradicare. Quanti di voi vedono nella donna giapponese, l'immagine della dolce e remissiva geisha, capace di regalarci sensazioni ben diverse da quelle pseudo-gastronomiche, della ruspante italiana di provincia? Quale modo migliore per distruggere questi falsi miti, se non quello di ascoltarsi questi (...o meglio, queste) Ars Nova. Trattasi infatti di un trio di gentili donzelle giapponesi, che quando suonano, hanno poco o niente da invidiare ai protagonisti maschili più conosciuti, della scena progressiva contemporanea. Il tocco stilistico è quello inconfondibile del paese del sol levante: grande dispiego di sintetizzatori e un'elevata capacità nell'utilizzo degli strumenti, che viene ulteriormente evidenziata dal preciso sincronismo esecutivo. Nei lavori interamente strumentali, è assolutamente necessario che il gruppo riesca a realizzare qualcosa, che eviti l'indifferente e passiva assimilazione del bombardamento sonoro continuato. Difetto principale di queste bravissime Ars Nova, è quello di essere cadute nella comune trappola del virtuosismo fine a se stesso, avendo spinto troppo sul pedale della tecnica e poco su quello della melodia. Già la limitata composizione della line-up, riduce i margini di variazione stilistica, dato che siamo in presenza del classico basso-keyboards-batteria. Tutto il lavoro ruota attorno all'incontenibile protagonismo della tastierista, che, neanche a dirlo, è la compositrice di tutti i pezzi del CD. Parlando di luoghi comuni... abbiamo qui la riprova che in molti gruppi giapponesi vi sono dei grandi esecutori-realizzatori, privi però di quella scintilla creativa che contraddistingue i più approssimativi occidentali. Ciò non toglie che come lavoro è di indiscutibile fattura, apprezzabile da tutti gli estimatori del prog più virtuosistico che trova negli EL&P l'origine primigenia.