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ALTROCK CHAMBER QUARTET Sonata Islands goes RIO AltrOck 2012 ITA

Be’ sì, ci sono i libri di viaggio, allora perché non ipotizzare anche un disco di viaggio? Uno spostamento, una traslazione spaziale tra qui e lì. Invece della solita valigia, magari piena di cose inutile, ma ricca di bei timbri e adesivi di vecchi viaggi, perché non pensare ad un violino? Anche questo ha lo spazio su cui appiccicare gli adesivi. Rio è la meta del viaggio, ovviamente non quella di Janeiro, ma l’acronimo del movimento politico-musicale ideato da Chris Cutler nel 1978, cioè il Rock In Opposition. Da questo gioco di parole/immagini nasce l’idea di questo viaggio che vede quattro eccezionali musicisti, prevalentemente cameristici, messi di fronte agli spartiti scritti da alcuni tra i più grandi pensatori di R.I.O. da quando il movimento esiste.
La decisione di portare avanti questo progetto non è quindi delle più semplici e soprattutto è ben lontana dalle mire di qualsiasi idea di commercio, ma, lo sappiamo … siamo fatti così! Siamo tutti consapevoli di non essere di fronte al primo esperimento in questo senso: già alcuni gruppi dell’area franco-belga come Juleverne, Aranis, Univers Zero o in terra d’Albione, come gli Henry Cow, tanto per citarne qualcuno. Ma in questa sarabanda moderna di cover e contro cover, dove ormai quasi nessuno è più in grado di pensare neppure ad una singola nota e tutti tentano di dire la loro, usando ciò che ha scritto e detto qualcun altro, una mossa come questa ha un suo senso e un suo valore: insomma, non stiamo, Sit venia verbo, coverizzando Madonna o i Boney M! qui la parola “cover”, appare fuori luogo, visto che contano assai più l’arrangiamento e l’interpretazione, piuttosto che la mera riproposizione di un tema già scritto.
Passiamo oltre ai preamboli e vediamo di conoscere il gruppo. Il quartetto è capitanato da Emilio Galante che proviene dall’ambiente avant-jazz, qui lo vediamo al flauto e all’ottavino. Poi troviamo il clarinettista Valerio Cipollone, che già conosciamo per i lavori di Yugen, Andrea Pecolo al violino e Bianca Fervid al violoncello. Ospite d’eccellenza, al pianoforte Massimo Giuntoli, in un solo brano “Land Arf”, scritto dallo stesso.
Particolare, quanto la musica proposta, anche la scelta dei brani. Si parte da una sezione che vede l’arrangiamento cameristico di tre brani di Fred Frith. Molto recente il primo e tratti da Gravity del 1980 gli altri due. Quello che mi ha maggiormente impressionato di questa prima parte è la perfetta resa delle poliritmie anche senza la fantasiosa batteria che contraddistingueva le originali, specie in “Norrgarden Nyvla”. Il successivo brano di Galante, che già il titolo spiega nelle intenzioni, ci porta al pensiero di un’altra grandissima band: “Rethinking Plague” sa di minimalismo, sa di aria tesa e drammatica, sa di inquietudine e le dolci trame inserite dal flauto traverso, che qui si muove all’unisono con il violoncello, in questo caso, non hanno nulla di redento, accrescendo, casomai, la tensione generale del brano. Altro brano monumentale è “Présage” tratto da “Uzed” degli Univers Zero. Il suo arrangiamento rotola perfettamente e non c’è un momento in cui l’attenzione non sia tenuta al massimo, grazie a un gioco delle parti, rivoluzionato, ma perfettamente centrato. Gli altri brani sono di concepimento più recente, spaziando dalla notevole “Brachiologia” proposta da Yugen nell’album di esordio, ad altri aspetti del RIO rivisitato che troviamo nei brani di Tiziano Popoli e di Stefano Zorzanello giocati tra sperimentalismi e contaminazioni varie, verso un finale nuovamente teso e dai contorni quasi cinematografici. Chicca del finale una vaga citazione vandergraffiana, direi sfuggita ai più e chissà quanto voluta o casuale.
Nel mio giudizio finale mi viene da riportare sia le difficoltà di approccio iniziale, sia il forte senso liberatorio generato dagli ascolti successivi, dando atto a questi grandi musicisti di avere, grazie a un notevole excursus culturale, reinventato l’invenzione.
Un grazie e un saluto anche a Ske, Paolo Botta, visto che il concept grafico, citato in apertura di recensione, è opera sua.


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Roberto Vanali

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