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AUTUMN MOONLIGHT Alter reality Viajero Inmovil 2012 ARG

Dopo il bell’esordio del 2010 con “The sky over your shoulders”, giunge alla seconda prova il duo argentino formato da Mariano Spadafora e Tomas Barrionuevo denominato Autumn Moonlight. “Alter reality” segue per la maggior parte le coordinate del suo predecessore, a partire dalla scelta di puntare su un lavoro interamente strumentale. Si susseguono undici composizioni per circa cinquantacinque minuti di musica. L’incipit, affidato alla title-track, riporta subito alle atmosfere dell’album precedente con un mix di post rock e progressive romantico. Queste due anime vengono a galla costantemente durante il disco: da un lato c’è questa pulizia sonora e questa voglia di mostrare un sound moderno, credibile e dalle atmosfere malinconiche, dall’altro si denotano influenze classicheggianti e/o derivanti da alcuni grandi nomi del prog. Rispetto al debutto, tuttavia, si può intravedere un ricorso maggiore all’indurimento del suono, con chitarre più ruvide in alcuni frangenti. Altro brano emblematico può essere considerato “Ghost”, dominato da un guitar-playing affascinante, dai tratti che sanno essere allo stesso tempo eleganti e lisergici; due minuti di pacatezza e tranquillità e poi l’esplosione con ritmi più pesanti e riff violenti e martellanti. E, ancora, lo sviluppo di “Odyssey” ben ci fa capire di cosa sono capaci gli Autumn Moonlight: il tema di pianoforte iniziale si protrae per tutto il brano, ma le sue caratteristiche di minimalismo vengono un po’ ridimensionate quando entra la sezione ritmica, con basso e batteria a dettare ritmi più ossessivi e a guidare il brano verso una sorta di moderna psichedelia, nella quale pure si riesce ad inserire un innesto sinfonico con le tastiere. C’è anche il quasi plagio di “Hoppipolla” dei Sigur Ros con “Falling sky”, ma lo giudichiamo come un peccato veniale che resta comunque gradevole. Sono un po’ questi i temi portanti di “Alter reality” e così, tra post-rock, prog e tratteggi metal, volendo prendere qualche termine di paragone, possiamo tirare in ballo i Godspeed You! Black Emperor, gli Slint, i Pink Floyd, i King Crimson, i Dream Theater… Un bel mix che conferma tutto quanto di buono pensavamo del primo album. Forse non c’è il salto di qualità che era auspicabile, manca quella spinta propulsiva che potrebbe fare intravedere dei miglioramenti rispetto al debutto, ma anche in questa occasione le impressioni sono estremamente buone e la prova degli Autumn Moonlight va giudicata positiva e convincente.


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Peppe Di Spirito

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