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ANYONE'S DAUGHTER In blau Spiegelei/Intercord 1982 (Tempus Fugit/SPV 2012) GER

Sperimentato con successo l’uso della propria lingua natia con “Piktors Verwandlungen”, concept dedicato a Hermann Hesse, gli Anyone’s Daughter decidono di continuare su questa strada con la loro quarta fatica discografica. Ecco quindi che la distanza dal mondo inglese appare ora più nettamente determinata grazie anche alla scelta dell’idioma teutonico. In realtà questa scelta non fu immediata perché, per dirla tutta, “Piktors” fu composto addirittura prima dell’esordio discografico e fu registrato e pubblicato nell’ordine che sappiamo, quindi si trattava di un salto più vistoso che il gruppo decise comunque di fare, raccogliendo il rischio di non risultare appetibile al mercato internazionale. Un altro scoglio da superare fu il cambio di line-up avvenuto poco prima della registrazione di “In blau” con l’arrivo di un nuovo batterista, Peter Schmidt, a rimpiazzare Kono Konopik. Questa scelta si è rivelata fortunata perché Peter, con un passato nel gruppo jazz rock Message, riuscì ad assecondare morbidamente un sound che via via era divenuto sempre più arioso e sinfonico. Il risultato è un album che si scrolla di dosso qualsiasi inflessione legata agli anni Ottanta in favore di sonorità scintillanti e moderne che ancora oggi risultano essere molto attuali. Il blu del titolo è il colore della malinconia e le atmosfere dell’opera sono sicuramente in sintonia con tale stato d’animo ma allo stesso tempo questo colore suggerisce anche qualcosa di elegante che in questa musica possiamo senz’altro cogliere in maniera diffusa. Molto belli e soft sono in particolare gli intrecci elettroacustici, con gli arpeggi cristallini della chitarra di Uwe Karpa e le consuete delicate coltri tastieristiche di Matthias Ulmer, che troviamo ad esempio nella rifinita “Für ein kleines Mädchen”. La struttura dei brani si fa a volte inusuale e complessa e citiamo in questo caso la splendida “Nichts für mich”, con le sue splendide aperture sinfoniche che conservano un retrogusto Cameliano, con gentili riflessi Genesisiani e un tocco teutonico a infiocchettare il tutto. L’impostazione jazz del drumming preciso e leggero di Peter fa sentire il suo peso donando al brano una piacevole duttilità. Anche negli episodi più pop, come nella rilassata “Nach diesem tag”, dai tratteggi AOR, viene mantenuta una dignità di fondo che non fa crollare i buoni livelli su cui si attesta questa produzione. Belli i guizzi sinfonici di “La la”, con articolati intrecci fra chitarre e tastiere, sostenute da un drumming che si fa ora più deciso. Dopo la sognante e semiacustica “Sonne”, il finale è affidato alla suite di quindici minuti “Tanz und Tod” a dimostrare che questo è un album decisamente ambizioso. La delicatezza del cantato si unisce agli arpeggi gentili della chitarra nell’introduzione che apre il pezzo in punta di dita e di qui in poi è un succedersi di ampie aperture sinfoniche, con momenti di accelerazione, assoli e bei momenti meditativi, come quello centrale in cui il pianoforte diventa protagonista imprimendo un magico tocco classicheggiante a un brano decisamente suggestivo. La suite subisce una progressiva dilatazione assumendo una struttura aperta e dalle dinamiche quasi live e chiude splendidamente quello che forse è l’apice della discografia del gruppo tedesco. A chiudere questa splendida ristampa, rimasterizzata, ci sono due bonus decisamente succose, si tratta di una lunga medley di tredici minuti in cui “Sonne” è unita alla suite “Adonis”, tratta dall’esordio omonimo del 1979, e da una versione, sempre dal vivo, di “Nach diesem Tag”. Entrambi i pezzi sono stati registrati nel 1982 a Ettlingen ed è molto interessante cogliere le variazione negli arrangiamenti e nei registri delle tastiere. Sappiamo che gli Anyone’s Daughter hanno avuto una intensa attività concertistica e la dimensione live era a loro assai congeniale, quindi l’ascolto di questi due piccoli saggi è davvero illuminante per comprendere la vera essenza di questa band. Suggerisco di comprare senza esitazione questa ristampa che risulterà gradita a tutti gli amanti del Progressive Rock sinfonico che, anche nel periodo più buio della sua storia, vive in Germania momenti di grande lustro grazie a un album così ben fatto.


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Jessica Attene

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