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ALPHATAURUS Attosecondo AMS 2012 ITA

Aveva piacevolmente sorpreso la notizia del ritorno sulle scene degli Alphataurus. Dopo il rodaggio con l’attività concertistica (che ha fruttato anche l’apprezzato disco dal vivo “Live in Bloom”) nel giro di un paio d’anni la band presenta ora l’atteso lavoro in studio con nuove composizioni. Confermata una line-up di sei elementi con due tastiere e confezionato in un vinyl-replica dal bell’artwork fantasy e surreale, “Attosecondo” mostra dei musicisti pienamente dediti al verbo del rock sinfonico all’italiana. Per fugare ogni dubbio c’è subito l’apertura “Progressiva-mente”. Titolo emblematico, introduzione strumentale di un minuto e mezzo, tra chitarra elettrica graffiante, ritmi sostenuti e pause d’atmosfera, poi l’entrata del cantato ci porta nei territori sinfonici che ben conosciamo, anche se si cerca di dare una ringiovanita al sound. Tra cambi di tempo, intrecci strumentali e qualche sussulto hard-prog, la composizione di otto minuti e mezzo vola via che è un piacere. Sono presenti altre quattro tracce, tutte di durata abbastanza estesa (si va da un minimo di sei minuti e mezzo, fino a superare abbondantemente i tredici), tutte ben strutturate, puntando su quelle caratteristiche che tanto sono apprezzate dagli amanti del genere. La strumentale “Ripensando e…”, “Claudette” e “Valigie di terra”, già apparse in versioni strumentali sul postumo “Dietro l’uragano”, che riesumava vecchi provini, ora appaiono in tutta la loro magniloquenza, con tastiere a dettare legge, rimandi a Banco e Orme e senza disdegnare riferimenti emersoniani. Sono i brani in cui si avverte maggiormente la vena classicheggiante degli Alphataurus, specie nei momenti barocchi keyboards-oriented, mentre gli interventi della chitarra spingono sul versante rock. “Gocce” è forse il pezzo più apprezzabile, con le sue variazioni d’umore, con quella partenza lenta ed elegante, con quelle fughe strumentali asfissianti, con quelle ritmiche sostenute. Alla fine restano bene impresse queste dinamiche che permettono di unire scuola sinfonica, rock graffiante e melodia immediata, quest’ultima chiaramente avvertibile nelle parti cantate. Ad ogni modo si avverte in pieno la voglia sia di continuità col passato, sia di non suonare eccessivamente vintage in questo ritorno da giudicare ampiamente positivo, forse - volendo cercare il pelo nell’uovo - un po’ troppo studiato a tavolino, che ha il pregio di non cercare una “commerciabilità” che avrebbe stonato col passato della band, ma che al contempo sembra in alcuni frangenti orientato verso un esercizio di stile.


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Peppe Di Spirito

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ALPHATAURUS Alphataurus 1973 (Vinyl Magic 1994) 
ALPHATAURUS Live in Bloom 2012 

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