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AIRBRIDGE Return autoprod. 2013 UK

“Ritorno” e “reunion”. Quando si parla di prog, negli ultimi anni, queste due paroline sono sempre più frequenti. E nel 2013 tocca anche alla misconosciuta band britannica degli Airbridge riproporsi sulle scene, con un cd autoprodotto di breve durata (poco meno di mezz’ora). Il gruppo fu autore dell’album “Paradise moves” nel 1983, seguito poi solo da un singolo e dalla registrazione di un altro lavoro rimasto però inedito. A distanza di trent’anni dall’opera di debutto gli Airbridge si ripresentano con “Return” in formazione triangolare, con i membri storici Sean Godfrey (basso e voce) e Lorenzo Bedini (chitarra, tastiere e voce) affiancati per l’occasione da Dave Dowdsell-Allaway (chitarra acustica, V-drums e voce).
Le prime note di “Return of the light”, che apre il cd, sembrano riecheggiare di yessound, ma ben presto il tutto si orienta verso un new-prog dalle tinte un po’ fosche, con toni soffusi, una certa vena melodica, qualche arpeggio stravagante e dal vago sapore orientale e le inevitabili variazioni di tempo e di atmosfera. “Who plays the ferryman?” inizia invece come una ballata guidata dalla chitarra acustica, a cui si uniscono dapprima la voce e poi le tastiere sembrano abbellirla come una “Entangled” corretta e rivista, ma lontana dal capolavoro genesisiano. “To absent friends” è poi un brano dove è la chitarra elettrica la protagonista principale, con solos à la Latimer, ritmi più pompati e una certa aggressività senza eccessi. La traccia conclusiva, “Quiet sky”, è la migliore del lotto, con oltre otto minuti di sonorità a cavallo tra Yes (anche se non c’è molta solarità) e Marillion, dall’inizio atmosferico e con sviluppi poi man mano più vivaci.
Per un giudizio finale, mi sento di dire che “Return” è un dischetto tutto sommato onesto, che va preso per quello che è, ovvero il lavoro di una new-prog band che prova a rinverdire i fasti chiaroscuri degli anni ’80. Pesa forse una registrazione non ottimale, con il suono che sembra cupo e distante e che non fa risaltare al meglio strutture compositive di discreta fattura per il genere proposto.


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Peppe Di Spirito

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