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AUTUMN ELECTRIC Star being earth child autoprod. 2015 USA

Da Seattle venne Jimi Hendrix, che andò in giro per il mondo e fu un dio, poi venne il grunge, che si ascoltò in tutto il mondo finché non venne ripudiato, poi vennero altri che suonavano metal, rock e altre cose, ma non fu mai più come prima. Infine vennero gli Autumn Electric, che sono in pochi a conoscere, che probabilmente non suoneranno mai in giro per il mondo, non diventeranno divinità e saranno dimenticati da tutti, o quasi.
A ben vedere, se esiste veramente un Seattle-sound, gli Autumn Electric non lo rappresentano. In effetti il disco, il quinto per il gruppo, suona molto british, o almeno poco americano. La musica rappresenta un incontro ben riuscito tra rock sinfonico e psichedelia, tra canzone e ricercatezza strumentale. Il miscuglio ha un sapore agrodolce e gradevole che punta molto sulla costruzione melodica e la caratterizzazione dei brani. Il sound è infatti misurato, costruito per essere al servizio della musica, anche se assolutamente non povero. L'iniziale "Infinite islands engulfed in the silence" (quasi tutti i titoli sono piuttosto bizzarri e sottendono un concept a tema fantascientifico) è ben rappresentativa, con la sua breve durata, le atmosfere varie e l'alternanza di soluzioni sinfoniche con un pop-prog-hard-rock di sicuro effetto. "Someday I will find out who you are" sposta il tiro verso il formato "ballata malinconica", con un ritornello irresistibile, flauti, suoni soffusi di piano elettrico e brevi linee di sintetizzatore tanto facili quanto perfette. Il brano scorre così bene che i passaggi senza soluzione di continuità verso la successiva "The funeral of Grimaldi", con i suoi arpeggi e i cori, e poi in "She has a supernova", più rock, con alternanza di atmosfere solari e tese, sono perfetti e creano una sorta di suite che costituisce uno dei cuori pulsanti dell'album. Tra gli altri brani, "Skyscraper steepless!" è un tango triste e bizzarro, tra fiati, chitarre e percussioni, "Into the grasp (don't disturb the sleepers)", "... Into an open space", "Gather the star beings" ricordano, in parte, il modo di fare musica di Steven Wilson o dei Porcupine Tree, anche se nel complesso sono più progressive nel mescolare influenze e stili. "Virgil" è il brano dal titolo più corto ma dalla durata più lunga, e in quasi dieci minuti è ovviamente molto varia e complessa, oltre a sbilanciarsi verso un lato più sfacciatamente sinfonico.
"Star being earth child", per quanto mi riguarda, è una piacevole sorpresa. Gli Autumn Electric sono molto bravi nello sfruttare le influenze musicali ed integrarle con la capacità di scrivere e arrangiare le proprie composizioni. Nei quasi sessanta minuti di ascolto è impossibile non pensare a Genesis, Pink Floyd, Beatles e tanti altri, così come al folk, al post-rock e al pop-rock evoluto. Si tratta di riferimenti musicali che ovviamente posseggono migliaia di band, ma la forza degli Autumn Electric a mio avviso è di saperle integrare e sintetizzare per creare qualcosa di personale e valido come pochi sanno fare senza essere banali.



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Nicola Sulas

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