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AUTUMN ELECTRIC Flowers for Ambrosia autoprod. 2014 USA

Attivi dal 2008 per merito dell’iniziativa di Micheal Trew (voce, chitarre e flauto) e di Naomi Smith (tastiere e voce), gli statunitensi Autumn Electric giungono al 2014 al loro quarto disco in studio con questo “Flowers for Ambrosia”. Con una line-up che vede la presenza di Chris Barrios alla batteria e alle percussioni, di Max Steiner alla chitarra solista e alla voce e di Johnny Unicorno al basso, alla voce e al sassofono, la band ci propone un album di quasi cinquantacinque minuti sicuramente ben curato, capace di abbinare pop e rock sinfonico in chiave moderna. Già ascoltando il primo pezzo “Motorcycle hill” vengono a galla le qualità degli Autumn Electric: si parte con un inizio d’atmosfera, che potrebbe perfino far pensare ai Sigur Ros, ma quando entra il cantato si procede verso un pop-rock romantico non molto elaborato, ma sicuramente di buon gusto, che sarà la caratteristica principale dell’intero lavoro. Scorrono agilmente, infatti, una serie di canzoni eleganti, solo a tratti un po’ più vigorose e “all’americana”, a volte legate senza soluzione di continuità. Nelle parti cantate, tra intriganti melodie e armonie vocali, si denota la ricerca di mantenere una forte orecchiabilità senza scadere mai nel banale, mentre nei momenti strumentali diventano evidenti il grande lavoro di composizione che c’è alla base da parte di Michael Trew e l’ottimo affiatamento tra i componenti della band. La componente pop è bella forte, ma durante l’ascolto si avvertono chiaramente influenze floydiane e arrangiamenti che possono far pensare al classico prog britannico degli anni ’70 (d’altronde abbondano i break improvvisi con cambi di tempo e di atmosfera). Inoltre, in quei frangenti in cui viene utilizzato il flauto diventa impossibile non pensare ai Jethro Tull. Il clou è rappresentato però dalla composizione che chiude il cd, intitolata “Orange stars”, una spettacolare suite di ventidue minuti, che inizia con un sound molto legato ai Beatles del 1967-68, per poi orientarsi verso un progressive sinfonico-romantico di enorme fascino, in cui si avvertono svariate influenze derivanti dai colossi del prog (soprattutto Yes, ma anche Pink Floyd, Genesis, Camel e Van der Graaf Generator, con quella verve e voglia di apparire che caratterizzava anche i primi Spock’s Beard). Gli Autumn Electric riescono quindi a trovare i giusti equilibri in un album dal quale emergono sia la voglia di mostrarsi immediati, sia una ricercatezza strumentale e negli arrangiamenti di buona qualità. Il prodotto finale è sicuramente interessante, provate a dargli un ascolto.



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Peppe Di Spirito

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