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ATMASFERA Internal Wai Lana Productions 2012 UKR

I sentimenti autentici nascono dal profondo: quando siamo soli e ci rivolgiamo a noi stessi ecco che si apre un mondo interiore sincero e reale, del quale non amiamo parlare con gli altri e che ci predispone all'ascolto e alla ricerca. Il nome AtmAsfera, in sanscrito, si compone di due parti, Atma, l'anima, e Sfera, l'ambiente in cui essa vive, e si riferisce in particolare alla relazione fra ciascuno di noi, il proprio mondo interiore con i suoi sentimenti, e l'esterno. Da queste poche parole riuscirete a individuare subito la giusta predisposizione mentale per approcciarvi a questo album, quarto nella discografia del gruppo che nasce nell'estate del 2003 dall'incontro, sulle rive del Mar Nero, fra le gemelle Yaremchuk, Anastasiya (flauto e voce) e Yuliya (tastiere e voce), e Andriy Shadiy (mandolino, chitarra elettrica, saxonet e voce). L'interazione fra questi musicisti, ancora oggi, è centrale nel delineare uno stile eclettico ed etereo, basato sulla combinazione di motivi etnici, suoni orchestrali ed elementi new age, che sembra fatto apposta per immergersi nei propri pensieri, in profonda meditazione o in fase di totale rilassamento.
L'esordio discografico “Znayti” giunge nel 2006 e ha delle fattezze più solide e rockeggianti. Già con “Forgotten Love”, risalente allo stesso anno, il sound si arricchisce di elementi etnici ma “Integro”, siamo ormai arrivati al 2011, viaggia su livelli decisamente superiori. Ad esso si lega strettamente questo “Internal”, con i suoi ampi arazzi strumentali, gli abbellimenti folkish e le voci femminili che si intersecano dolcemente come presenze angeliche con il loro canto, sia in inglese che in ucraino. Non fa più parte della band, ma rimane comunque attivo come ospite, il violinista Aleksandr Gondarcharuk. E' invece una presenza stabile, almeno dal 2005, quella del bassista Andriy Cherkasov che completa la sezione ritmica assieme al batterista Timur Gogitidze. Per finire l'elenco dei musicisti, citiamo il nuovo arrivato Mijail Puzyurin alla chitarra che sostituisce Igor Sas, qui presente comunque in veste di ospite, e un ultimo collaboratore occasionale, Yuri Yaremchuk al sax.
Non fatico molto a creare un link mentale con gruppi un pochino più famosi come Iamthemorning o Flëur e sono certa che se siete in sintonia con la musica di questi artisti non faticherete ad apprezzare anche quella di questi cugini. Possiamo percepire per molti aspetti un feeling comune anche se in questo caso i limiti sono tangibili e dovuti più che altro, secondo me, ad un difetto di maturazione dei musicisti. Lo stile degli AtmAsfera è incerto e oscilla in più direzioni. Li trovo davvero intensi nei momenti più dilatati e meditativi, quando la voce delle due ragazze si trasforma in una sorta di preghiera, ripetitiva e sussurrata, e la musica si fa romantica e mistica. Molto belle sono le aperture strumentali con gli elementi cameristici e classicheggianti e stuzzicanti sono anche i riferimenti folk, ora con elementi slavi più marcati, altre volte dai riflessi orientali e multietnici. Vi sono però dei momenti in cui gli arrangiamenti sono appena abbozzati facendo leva su pochi arpeggi, su pochi elementi pianistici e in cui si confida troppo sul cantato, bello senza dubbio, ma incredibilmente fragile in un contesto sonoro scarno. Che la band sia capace di altro lo verifichiamo ad esempio nell'apertura della suite “Tetralogy Apocalypse”, sinfonica ed orchestrale, con suggestioni da film in un concatenarsi di emozioni intense che mi ricordano in parte qualcosa dei Vermicelli Orchestra, o anche in momenti più pacati come in “Lonely Night”, estremamente diluita ed indugiante ma con un finale in crescendo magnetico e coinvolgente.
Credo che questo gruppo sia dotato in definitiva di grande carisma e di una grande capacità comunicativa, le idee sono in generale molto buone ma credo anche che ci sia ancora tanta strada da percorrere alla ricerca di uno stile più definito e compatto e magari di una elaborazione più ricca degli arrangiamenti. Non aggiungono molto e forse avrei anche evitato di inserirle le tre bonus track che comprendono la versione radiofonica di un vecchio brano e un pezzo realizzato per gli europei di calcio del 2012.



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Jessica Attene

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