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AMMINISTRAZIONE CAOS POPOLARE Sendai nebula autoprod. 2015 ITA


La band romana in questione è nata nel 2010 dall’incontro tra Luigi Ranieri (chitarra) e Nicolas Sabini (basso); ai due ben presto si uniscono altri quattro musicisti e cominciano praticamente da subito a comporre brani propri, giungendo a pubblicare l’album d’esordio a cavallo tra il 2014 e 2015. La paritetica passione dei musicisti per la musica Prog e quella psichedelica si estrinseca in un album in buon equilibrio tra i due schieramenti, con un cantato, in italiano tranne una traccia, e un diffuso feeling floydiano che pervade le sette tracce che però spesso si stempera in situazioni di stampo più melodico e cantautoriale.
Il solo Ranieri ha avuto in passato esperienza discografica (con la band heavy rock degli Anno Mundi) e l’inesperienza in parte si sente, oltre al vago sapore casareccio dell’autoproduzione; il tutto però non toglie molto dalla fruizione dell’album e anzi contribuisce a rendercelo in un certo senso più vero e genuino, considerato che l’equilibrio che percepiamo all’interno delle canzoni (registrazione e arrangiamenti) è invidiabile anche da parte di entità musicali in teoria più esperte. Naturalmente tutto ciò da solo non basta e diverse canzoni hanno aspetti abbastanza anonimi o comunque non particolarmente memorabili.
Preferirei quindi saltare a parlare direttamente dell’ultima traccia di “Sendai Nebula”, intitolata “Noel”: si tratta del brano più lungo dell’album, coi suoi 10 minuti e poco più, e a mio parere potrebbe costituire quasi da solo motivo di acquisto di questo dischetto (o relativo file digitale). Oltre a un testo abbastanza azzeccato che parla delle speranze e dei sentimenti di un bambino la vigilia di Natale confrontate con i rimpianti di un uomo più anziano, il brano presenta armonie e progressioni strumentali decisamente interessanti, sia nella prima parte, in cui fanno più da sottofondo al cantato, sia nella seconda, in cui sale il tono e gli strumenti prendono il sopravvento e si producono in un crescendo molto bello e trascinante.
Per il resto… come detto, le canzoni mantengono un certo equilibrio tra strutture abbastanza semplici, spruzzate di psichedelia soft, qualche timida escursione strumentale che ogni tanto eleva gli animi e discrete melodie avvolgenti. Discreta la traccia intitolata “Buio assoluto”, ancora migliore “Liverpool”, cantata in inglese e con belle atmosfere folk/Prog, e gradevole anche la successiva “Abandon”, strumentale, in cui il gruppo dà ovviamente prova delle proprie capacità di saper creare quelle melodie cui accennavo sopra, con una progressione trascinante che mette in mostra il suo lato più rock.
Il giudizio sull’album è di sostanziale sufficienza. Alcune soluzioni musicali di alcune tracce sono semplici e rischiano di scadere nel semplicistico; altrove invece il gruppo riesce invece a produrre musica di un certo livello, senza comunque raggiungere altissime vette artistiche ma comunque mantenendosi su quote quanto meno gradevoli.



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Alberto Nucci

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