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APE SHIFTER Ape shifter II Brainstorm Records 2019 GER

L'impatto iniziale di questo secondo disco degli Ape Shifter, power trio tedesco guidato dal virtuoso chitarrista Jeff Aug, è abbastanza controverso: si inizia come un disco di classico hard rock strumentale con assoli a manetta e la tipica atmosfera euforica on the road dei pezzi più tirati di Joe Satriani ma presto ci si rende conto che il livello di testosterone è in generale più alto della media; l'attitudine diventa alquanto bellicosa: com'è intuibile dallo stesso nome gli Ape Shifter non vanno tanto per il sottile anche se non proprio di metal si tratta... Infatti c'è la periodica tendenza a decorare i brani di una coltre fumogena un po’ narcotica, per così dire "fumosa" e visionaria, un approccio derivato quindi dallo stoner rock (un brano guarda caso si intitola pure "Fu Manchu"), il tutto diventa quindi più interessante e piacevole, anche perché, diciamo pure, non ci troviamo sicuramente di fronte ad un disco di "progressive rock"! Jeff Aug cerca un punto di contatto tra iperchitarrismi (senza esagerare troppo) alla Satriani/MacAlpine ed un retrogusto più seventies e psichedelico con abbondanti whah in phaser, leggere dilatazioni ed un discreto groove, non stupisce dunque che sia anche un fan di Black Sabbath e Corrosion Of Conformity. In realtà, oltre alla sfera heavy degli Ape Shifter, il percorso artistico di Jeff Aug è assai eclettico: è apprezzato particolarmente per aver approfondito e maturato il suo stile fingerstyle alla chitarra acustica seguendo l'esempio di chitarristi come William Ackerman and Alex De Grassi, può vantare una bella serie di concerti come opener per il compianto Allan Holdsworth e collaborazioni con la poetessa/cantante underground new wave Anne Clark. Con gli Ape Shifter però ad Aug piace pestare duro, insieme alla sua sezione ritmica costituita dal batterista Kurty Münch ed il bassista Florian Walter, senza variazioni ritmiche trascendentali fanno un buon lavoro di solida sezione ritmica hard rock, con il batterista che in effetti talvolta più che suonare, vuoi anche per la scelta di sonorità ed effetti, pesta le pelli senza tanti complimenti, ma così tanto che in almeno un paio di brani l'effetto è quasi più da sezione ritmica per musica industrial, non una coincidenza se pensiamo che il cd è stato mixato da Alec Empire (Aug ha suonato pure in un disco degli Atari Teenage Riot)... L'unica vera eccezione è rappresentata dall'ultimo pezzo "Matilda", una rilassata folk-rock song dai toni ombrosi, nonché unico brano cantato del disco. "Ape Shifter II" è uscito sia su cd che su 33 giri abbinato alla ristampa del primo disco... Insomma, per gli appassionati o fanatici di musica chitarristica strumentale "Ape Shifter II" può essere un ascolto interessante, altrimenti se non siete appassionati dell'hard rock più tirato o non avete la minima propensione "stoner" passate ad altro!



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Giovanni Carta

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