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APAIRYS Vers la lumière Les Amis d’Apairys 2019 FRA

Esordio per questa band transalpina che si presenta nel mondo del progressive rock, con un album dalla struttura dal vecchio stampo, con quattro brani di media-lunga durata ed una suite di oltre sedici minuti. L’inizio è con un sound molto moderno: basso pompato in evidenza a dettare ritmi sincopati, entra poi la chitarra elettrica a mostrare potenza di fuoco e tecnica sopra le righe, ma già verso il primo minuto si stemperano i toni e tocchi acustici fanno da preludio all’entrata della parte cantata in madrelingua che spinge verso una classica teatralità tipicamente francese. E si va avanti così per quasi sei minuti con un heavy prog ben suonato, ma anche un po’ freddo e privo di fantasia. Molto più interessante la seconda traccia “La machine”, nove minuti e mezzo di rock sinfonico energico con qualche spunto più vicino al metal e qualche ottima apertura d’atmosfera create dalle tastiere. Per questo brano si potrebbe pensare ai bravissimi Versailles che abbiamo conosciuto negli anni ’90 in una versione a tratti più muscolare. Durata praticamente identica per la title-track, strumentale che parte con una bella introduzione del piano elettrico, raggiunto dopo un po’ dalla chitarra acustica. Dopo un minuto e venti secondi di grandissima eleganza, ecco l’esplosione e la virata verso un sound pieno di stravolgimenti ritmici che abbraccia il prog-metal più classico à la Dream Theater ed una heavy-fusion vibrante, ma di maniera. Nei sei minuti di “Sur le bitume” si avverte sempre il vigore della proposta degli Apairys, ma si denota anche una maggiore ricerca melodica, soprattutto nelle parti vocali. Il pezzo dà però l’impressione di essere senza infamia e senza lode. E veniamo alla cavalcata finale di “Recueil”. Anche in questa occasione c’è un bell’inizio acustico e dopo un minuto dall’indirizzo pastorale le cose si vivacizzano e si va in crescendo di intensità, con ritmi composti e bei dialoghi chitarra-tastiere. Verso i quattro minuti ecco la spinta metallica e per tutta la durata della composizione sarà un continuo alternarsi di momenti prog-metal ad altri di rock sinfonico, con un piacevole risultato finale. Gli Apairys sono un terzetto formato da Benoit Campedel, impegnato alle chitarre al basso, da Silvain Goillot alle prese invece con batteria e tastiere e dal cantante Christophe Bellières. I tre hanno talento, su questo non c’è dubbio, ma la qualità del lavoro proposto è altalenante. Non ci sentiamo di bocciare la band, che nel complesso sforna un debutto al di sopra della sufficienza, ma non possiamo dimenticare che tra le sempre più numerose uscite discografiche che inflazionano il mercato si possono trovare tante cose ben più interessanti.



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Peppe Di Spirito

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