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BANCO DEL MUTUO SOCCORSO Il 13 EMI 1994 ITA

Sono solo canzonette. Nuovo disco per il Banco dal poco enigmatico titolo "Il 13", che vuol dire semplicemente il tredicesimo della carriera. Vi era molta attesa per questo nuovo parto, il Banco infatti è l'unico gruppo storico che negli anni 90 è riuscito a far resuscitare le pagine più belle del rock progressivo italiano pubblicando un ottimo doppio album con le nuove incisioni digitali dei grandi capolavori apparsi nei primi anni 70; quei mitici B.M.S. (l'album del salvadanaio in copertina) e "Darwin", chi in questo modo continuano a vivere nel presente pur con tutte le polemiche che vogliono i vecchi originali registrati nell'8 piste analogico, più sanguigni e autentici rispetto alle nuove incisioni un po' troppo asetticamente perfette e freddine del 32 piste digitale. La realtà non è così rosea: la prima perplessità infatti, dopo aver avvistato il nuovo CD nei negozi ci coglie quando all'atto di pagare, ci accorgiamo che il disco contiene 15 brani. Ma come! E le vecchie lunghe suite stile "II giardino del Mago", gli album concept, che in pochi titoli racchiudevano miniere di sfumature e di emozioni? E continuiamo ad illuderci: chissà, forse il nuovo progressive sarà fatto di canzoni più brevi tipo "L'albero del pane". A casa invece ci accorgiamo che in realtà sono solo canzonette. I grandi maestri del passato non vogliono, o non hanno più niente di nuovo da darci. Altra nota dolente: i testi; ricordate i preziosismi barocchi di: "C'è chi ride, chi geme, chi cavalca farfalle, chi conosce i futuri, chi comanda alle stelle come un re"? ora invece leggiamo: "L'ossido di carbonio mi strapazza i polmoni, mi distrugge i colloni, perso nei pantaloni, cosa fare di più, pippò, pippò... Solo in questo fracasso, non rompetemi il tasso di godibilità". Osservando le note di copertina scopriamo che Calderoni, il grande batterista, suona solo in due brani, negli altri viene sostituito da Maurizio Masi e David Sabiu. Anche Maltese viene spesso sostituito da alcuni chitarristi. Curioso anche il ringraziamento a Gianni Nocenzi, il cui nome appare perso in mezzo ad una trentina di altre persone. Quello che noi possiamo fare è semplicemente ignorare questo ennesimo disco inutile ma continuare nel frattempo a diffondere, e a far conoscere il più possibile, i vecchi capolavori pubblicati fino al 1979 o il penultimo doppio album "Da qui Messere si domina la valle".

 

Valter Poles

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