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DAVE BAINBRIDGE Veil of Gossamer Open sky 2004 UK

Quindici anni di attività musicale, quanti ne sono passati dalla nascita degli Iona, non sono affatto pochi: il gruppo, di cui Dave è co-fondatore, ha alle spalle un'accreditata carriera, costellata dalla pubblicazione di otto album. In questo che rappresenta il primo lavoro solista del polistrumentista britannico, viene sicuramente convogliata la vena poetica del gruppo di origine che si fa evidente soprattutto attraverso le gentili ed evocative contaminazioni folk celtiche. Queste suggestioni divengono più forti nei brani in cui si esibisce la bellissima e ieratica voce di Mae McKenna, che scioglie il suo canto soave in un gaelico che ha il sapore di sconfinate ed umide terre verdi e di vasti oceani tinti di un profondo azzurro. Ma questo non è certamente un album di musica tradizionale irlandese: le influenze vengono stemperate in un contesto musicale di raffinato e melodico rock sinfonico, dominato da atmosfere dilatate e sfumate. La musica è fatta di note prolungate e rarefatte, che delineano suoni affilati e cristallini: è una musica meditativa, avvolgente, essenziale nei suoi movimenti e dominata da pause e lavori di cesello delicatissimi, realizzati ora con caldi arpeggi di chitarra acustica, ora dal violino o dall'agile flauto, dal vibrante pianoforte o ancora da una voce femminile emozionale che si staglia su scenari poveri di note. Strumenti tradizionali, utilizzati comunque con parsimonia, si intrecciano ai classici strumenti elettrici a creare un insieme di sensazioni rilassanti e meditative. I brani in cui predomina la chitarra elettrica, dal suono pulito e scintillante, sembrano quasi provenire da "Harbour of Tears" dei moderni Camel (anche se sono questi ultimi ad aver invaso l'isola di Iona e non viceversa), e la sei corde di Dave potrebbe essere benissimo quella di Latimer o volendo dell'Oldfield più folkeggiante. Aspetto infine da non sottovalutare, le idee di Bainbridge prendono forma attraverso l'opera di musicisti accreditati, scelti fra i session-man di Bruford, Tippett, Hackett, Stivell ecc. Forse le mie parole potrebbero sembrare troppo sensazionalistiche ma in effetti non me ne vengono di più appropriate per descrivere questo disco che non presenta dei veri e propri difetti. Diciamo che si tratta di un bell'album, realizzato da un artista di grande sensibilità che riesce a colpire con efficacia l'immaginario dell'ascoltatore, sempre che questo sia avvezzo a sonorità rarefatte, melodiche, lineari ed eteree.

 

Jessica Attene

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