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BARAKA Shade of evolution Musea Parallele 2008 JAP

Ho accolto con una certa curiosità l'arrivo di quest'ultimo cd dei Baraka, trio nipponico piuttosto caratteristico che alla consueta formazione basso-batteria-chitarra aggiunge un estro musicale decisamente particolare. Il precedente disco, intitolato semplicemente “VII”, mi aveva intrigato non poco per la sua combinazione hard-fusion costellata da un intelligente utilizzo della synth guitar. Con “Shade of Evolution” i Baraka sono così giunti all'ottavo disco nell'arco di undici anni ed hanno pensato bene di approfondire quanto di buono è stato fatto in “VII”, senza però uscire troppo al di fuori di uno stile che ormai pare ben consolidato. L'iniziale suite “Five Rings”, dura ben trenta minuti ed esplora ampiamente le diverse sfaccettature dei tre musicisti: tour-de-force complesso e (fortunatamente) godibile, in cui i Baraka spaziano con buona agilità attraverso una svariata gamma di colori, dalle tonalità più leggere e rilassanti alle sequenze più aggressive e deraglianti. I Baraka citano come influenze primarie il nome dei Led Zeppelin e Jimi Hendrix, una rivendicazione giusta e legittima anche se personalmente trovo piuttosto ponderante l'influenza dei Rush nell'economia musicale della band... Non fosse che, ahimè, Max Hiraishi non è assolutamente paragonabile ad un Neal Peart! Appurato che il batterista dei Baraka rappresenta forse l'anello debole del gruppo (anche se a suo modo funzionale) e che il bassista Shin Ichikawa ci offre un preciso e solido apporto ritmico/melodico con la sua cinque corde, l'epicentro vitale e creativo dei Baraka è da individuare proprio nella Fender Stratocaster di Issei Takami. Come già accennato, “Five Rings” è forse il pezzo più ambizioso scritto dai Baraka, trenta minuti rocamboleschi costruiti su un'apparentemente interminabile sequenza di blues atmosferici e distensivi, aperture sinfoniche, accelerazioni fusion, divertissement esotici ed impennate hard rock di rito; in particolare sono molto belle le parti dedicate al synth per chitarra, evocano un'atmosfera particolare, non banale, dai tratti raffinati e spacey. Grazie all'eccellente Takami “Shade of Evolution” riesce ad avere una sua compattezza e coerenza di fondo, la sensazione del pastiche stilistico rimane abbastanza lontana o quantomeno nel limite del tollerabile. I Baraka meritano dunque più di un pensierino, specialmente se siete inclini al progressive più chitarristico ed energico...

 

Giovanni Carta

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