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BLANDBLADEN I grevens tid autoprod. 2003 (2008 Transubstans Records) SVE

Gli psychedelic-space progsters svedesi Blandbladen (ma potete trovare scritto anche “Bland Bladen”) si formano a Malmö nel 2001. La città in realtà è il punto di convergenza dei quattro, dato che il solo batterista Kaufmann è del posto. Quest’ultimo, che non è neppure uno dei membri orginari, incontrerà il chitarrista Sebbe ed il tastierista Ola, i quali provenivano entrambi da una bandi heavy rock/punk di Örebro. A loro si aggiungerà Dave, bassista di Uppsala, che come lo stesso drummer suonava un misto di blues e psichedelia, con puntate nel mondo del prog.
A dire il vero la band all’inizio presentava ben due chitarristi, esattamente come avvenne per l’esordio degli Ozric Tentacles, gruppo a cui i quattro si rifanno parecchio, e proprio come per Ed Wynne, Sebbe si è poi ritrovato a suonare tutte le partiture inerenti le sei corde.
Il nome, che in un primo momento era Ljuvur (dedicato ad un amico islandese), venne scelto durante un party più che altro per la felice assonanza delle parole (letteralmente: “Tra le foglie”). Ma tutta l’iconografia orbita attorno a questo buffo nome, tanto da piazzare nelle pagine del libretto e sul retro degli informi esseri cosmici in un bosco psichedelico, i cui tratti, ancora una volta, non possono non ricordare le copertine di alcuni album degli Ozric . Ed in questa sorta di buco nero “boschivo” messo in primo piano, in cui viene inghiottita una foglia, i Blandbladen si buttano a capofitto, usandolo come scorciatoia per proiettarsi tra le galassie più lontane, forti delle loro esperienze passate, che come già accennato variano dallo heavy al blues psichedelico, passando per il prog stesso. Difatti, se vi sono evidenti attinenze agli Hidria Spacefolk in un pezzo come “Pе Grцn Kvist”, a differenza dei finlandesi la band di Malmö non si limita a ricopiare in bella copia i maestri Ozric ed avere il solito tanto buono quanto scontato voto sul quaderno. Deve essere stato senza dubbio questo a convincere un’affermata etichetta come la Transubstans, specializzata ormai in differenti proposte musicali, a ristampare nel 2008 il loro album autoprodotto. Ironia della sorte, i musicisti in questione hanno spesso suonato con il combo psichedelico scandinavo a formazione aperta per eccellenza, cioè gli Øresund Space Collective, e fu proprio tramite i consigli e le conoscenze di Kaufmann, sempre molto attivo, che quest’ultimi si accasarono con l’etichetta svedese, raggiungendo la notorietà odierna.
Il tributo a Wynne ed allo stesso tempo la presenza di elementi personali, si diceva. “Grevens Tid” ha quel suo inizio in stile “Hendrix sperduto tra le stelle” che è stato fatto proprio da tanti gruppi che si cimentano nel genere, ma il modo di suonare le tastiere di Ola ricorda le fasi più meditative del brillante Gregg Rolie che fu, tanto che anche le sei corde sembrano adattarsi alla situazione, dando vita ad una riproposizione del primo Santana in chiave cosmica. Dodici minuti molto spensierati, dove vengono felicemente mixati un po’ tutti i nomi fin qui citati. Forse il finale viene tirato un po’ troppo per le lunghe, ma a detta dei protagonisti i brani sarebbero frutto di jam sessions e quindi…
I due restanti pezzi, “I Afton Trans” e “Dimland”, saranno un must sia per gli amanti degli Ozric che per quelli degli americani Secret Saucer, segnalando in entrambi i casi l’ottima prova della sezione ritmica (grande lo slap nel finale dell’ultimo pezzo), a cui si accompagnano soluzioni sonore che conducono la mente verso positive astrazioni universali.
Solo quattro brani, dunque. Quattro space-jams eseguite in studio senza alcun overdub, fatta eccezione per le sovraincisioni di congas e percussioni varie (nel booklet attribuite ad un certo Luz, ma nelle dichiarazioni del combo o nei siti in cui si parla di loro non viene mai nominato. Si segnala che anche le denominazioni degli altri musicisti potrebbero essere differenti rispetto al libretto interno preso in esame). All’interno di ogni track troverete una grande varietà di soluzioni, nonostante i riferimenti ai ben più accreditati colleghi siano molto evidenti. Tra il 2003 ed il 2004 si diceva che Sebbe e compagni stessero lavorando a nuovi brani, ma dopo il 2008 non si è saputo più niente. Ci resta questo “I grevens tid”, che significa: “Appena in tempo”. Già, appena in tempo per ascoltarli… Poi, il nulla. Cosmico, ovviamente.



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Michele Merenda

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