Home
 
ED BERNARD Polydactyl autoprod. 2015 CAN

Ed Bernard si è fatto conoscere negli anni passati come chitarrista e violinista dell’interessante band Prog sinfonica dei Druckfarben nonché come violinista della nuova incarnazione degli FM. Non so se la sua nuova carriera solistica comporta la sua uscita dalla band… né peraltro se la band stessa darà ancora segni di vita; di certo c’è da dire che la musica che possiamo ascoltare in questo simpatico dischetto è strettamente imparentata con quella che abbiamo avuto modo di ascoltare nei due album pubblicati coi Druckfarben. Due membri della band tra l’altro sono qui presenti, anche se ognuno su una sola traccia. A dire il vero il grosso del lavoro su quest’album lo fa lo stesso Ed, suonando chitarra, violino, viola, mandolino, basso, percussioni, tastiere, cantando su quasi tutte le tracce ed occupandosi della produzione, con giusto qualche collaborazione spot di altri musicisti qua e là (tra cui anche Cameron Hawkins e Paul DeLong degli FM), tranne la batteria di Zed Murmer che è presente in tutti i brani.
Viene da pensare che il polidattilo del titolo sia proprio lui, Ed, che, apparentemente in modo instancabile, si produce in 9 brani, quasi tutti mozzafiato e con ben poche pause, dimostrandosi peraltro un virtuoso di tutti gli strumenti che gli passano tra le mani e non dando minimo adito a critiche cui talvolta sono soggette le one-man-band.
Sono 9 i brani di “Polydactyl”, come detto, e si inizia con un pezzo il cui nome è tutto un programma, “Symfoprogru”, uno strumentale energico e reminiscente a tratti degli Spock’s Beard, con una pletora di cambi di tempo in soli 3 minuti ed una chitarra che si produce in riff e assoli hard e fusion. Gli 8 minuti di “Derealization” seguono dappresso, iniziando in maniera calma e antitetica col brano precedente, con un cantato melodico accompagnato da una tranquilla chitarra (un po’ genesisiano questo tratto) che piano piano sale di tono assieme alla musica, fino all’esplosione strumentale della seconda metà del brano, sempre nell’orbita degli Spock’s Beard ma non senza richiami agli Yes.
La successiva “Entitled” è una canzone con belle armonie e sarebbe potuta essere un potenziale hit single… magari 40 anni fa. “Eyes Everywhere” si apre invece col suono del mandolino, subito contornato da potenti armonie strumentali, con inserti ritmici movimentati e cascate di Mellotron che ciclicamente inondano i diffusori. La parte finale del brano, ancora una volta, si differenzia dalla prima per i suoi marcati connotati fusion. “Running” è un brano accattivante che, nella sua prima parte, mi ricorda vagamente la genesisiana “Entangled”, salvo dar spazio a bei cori, sostenuti da una ritmica interessante, nel finale.
Con “Withywindle” le atmosfere cambiano decisamente. Si tratta di uno strumentale prevalentemente basato su mandolino, violino e chitarra acustica; un piacevole sfoggio di virtuosismo, a metà tra il folk e la classica. La susseguente “1000 Hates” inizia sulle stesse atmosfere, salvo tramutarsi dopo poco in un brano rock ritmato, in bilico tra Spock’s Beard e soluzioni più potenti, con altri bei solos di chitarra e tastiere.
“The Quiet Race” è un brano malinconico e un po’ funky in cui il controcanto degli ospiti Hawkins e Naro arricchisce le melodie vocali; il brano comunque si chiude in deciso crescendo, avvicinandoci alla conclusione dell’album. Prima che tutto finisca però c’è la breve “Bring it Home”, dai morbidi connotati folk acustici.
L’esordio di Bernard in un album tutto suo è decisamente gradevole, riuscendo a fare tutto da solo quanto (e anche di più!) veniva fatto col suo gruppo. Il talento e l’esperienza di Ed si mostrano di assoluto livello in ogni loro manifestazione e meriterebbero davvero di essere ascoltati. Si tratta di un dischetto veramente ben suonato, ben prodotto, accattivante ma ricco di spunti tecnici di assoluto livello.



Bookmark and Share

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

DRUCKFARBEN Druckfarben 2011 
DRUCKFARBEN Second sound 2014 

Italian
English