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BAD DREAMS Chrysalis autoprod./Pledge Music 2017 ARG

Stante il buon successo del precedente album, con anche l’invito a partecipare alla Cruise To The Edge, questo terzo lavoro della Prog band argentina la aspettava ad una conferma piuttosto impegnativa. La band guidata dal tastierista Jorge Tenesini si presenta all’appuntamento in formazione immutata, compresa l’ospitata di Steve Rothery che, come nell’album precedente, offre alla causa un suo assolo di chitarra. E’ da notare anche l’altra ospitata di Angel Mahler, noto direttore d’orchestra argentino nonché ex assessore alla cultura della città di Buenos Aires, il quale offre un suo assolo di tastiere nell’ambito della stessa traccia.
A conti fatti sembra che tutti gli elementi che hanno determinato il discreto successo di questa band nei consessi Prog internazionali siano ancora tutti lì: Prog sinfonico dalle sonorità calde ed avvolgenti, temi musicali melodici non troppo complessi, con armonie accattivanti, buona ispirazione e discreta tecnica strumentale. La lunga gavetta come cover band dei Genesis fa ancora sentire i suoi effetti e la musica della band britannica costituisce senza dubbio la base su cui poi i Bad Dreams hanno costruito il loro stile personale.
C’è però da dire che purtroppo la band, con questo suo nuovo lavoro, sembra sbilanciarsi troppo verso il lato più pop e fruibile della loro musica, aumentando l’importanza delle melodie orecchiabili e di facile presa, con un maggior utilizzo di soluzioni accattivanti che, forse, possano far loro guadagnare una maggiore audience. L’esempio più eclatante è forse rappresentato dal brano “Goblin’s Seduction” che sembra addirittura tratto da un musical simil-Disney ed ha marcate caratteristiche pop e lounge. Anche altri brani meno sbilanciati in tal senso presentano comunque armonie e livelli di complessità ben più semplici ed ammiccanti, vedi la romanticissima ed evocativa title track, degna di un Bryan Adams qualunque, pur spalmata su 8 minuti e qualche timida soluzione più eclettica qua e là.
Qualche episodio di discreto valore è comunque presente nella parte iniziale dell’album, come il trittico d’apertura “Change” (molto marillioniana), “Limbo” e “Silent Run”, dalle strutture comunque non troppo complesse ma che si muovono comunque su territori più marcatamente Prog. Anche il lungo strumentale di chiusura “Butterfly” presenta soluzioni ed atmosfere interessanti, con l’aggiunta degli assoli di chiusura di tastiere e chitarra cui si accennava all’inizio che tuttavia lasciano francamente il tempo che trovano.
I Bad Dreams hanno dato alle stampe quindi un lavoro patinato e pieno di lusinghe per un ascoltatore non troppo impegnato e magari neanche troppo interessato ad un album Prog, cercando di guadagnare nuovi consensi senza dover per forza sacrificare i vecchi. Abbiamo visto mille volte situazioni del genere e non è quasi mai stata una scelta azzeccata. Purtroppo, per quanto mi riguarda, devo mostrare il pollice verso.



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Alberto Nucci

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